“Con mani annerite dalla terra, i contadini consumano la loro umile cena di patate, simbolo di fatica e sostentamento”. E’ una delle descrizioni che accompagnano “I mangiatori di patate”, il celebre dipinto di Vincent Van Gogh, omaggio alla vita dei contadini, che trovavano nelle patate la base della loro sopravvivenza.
Altri autori celebri dedicano passaggi letterari alla patata. John Steinbeck, nel 1939, nel romanzo Furore, che descrive la disperazione della Grande Depressione, in un passaggio parla della patata come un alimento fondamentale per la sopravvivenza. Non una citazione diretta, ma l’idea della patata come simbolo di resilienza emerge nel libro.
In un mondo sempre più complesso e in crisi, la patata si erge come un simbolo di resistenza. Silenziosa, umile e radicata nella terra, questo tubero ha da sempre nutrito i popoli nei momenti più bui della storia, fornendo sostegno alle tavole dei poveri e dei dimenticati.
Economica, versatile e, soprattutto, accessibile, la patata continua a essere una presenza costante, una compagna fedele nelle difficoltà. Oggi, in un’Europa che si confronta con le sfide economiche e l’aumento delle disuguaglianze, la patata resta lì, pronta a nutrire ancora una volta chi ha meno.
Nel 2024, i principali paesi produttori europei – Paesi Bassi, Francia, Germania, Scozia, Danimarca e Belgio – vedranno un aumento complessivo delle superfici coltivate di quasi il 4%, corrispondente a 3.717 ettari in più rispetto al 2023.
Questa ripresa segue un drastico calo di 6.485 ettari, registrato solo un anno fa, e pur non riportando la produzione ai livelli pre-crisi (con una superficie totale di 97.567 ettari, ancora sotto la soglia dei 100.000), segna un importante passo avanti.
Belgio e Danimarca guidano la ripresa, con aumenti significativi rispettivamente del 18,40% e dell’11,78%. Tuttavia, nei Paesi Bassi, una delle nazioni storicamente più legate a questa coltura, la superficie è rimasta stabile, con un lieve calo dello 0,70%.
Ma dietro ai numeri freddi delle statistiche, la patata continua a raccontare una storia di sostanza. È il cibo che ha sfamato milioni di persone durante le guerre, le carestie e le crisi economiche.
In un contesto di rincari alimentari e crescente povertà, essa si conferma come un nutrimento per i meno fortunati, capace di adattarsi e sopravvivere, proprio come chi la consuma. Anche nel mercato agricolo moderno, dove le colture più redditizie spesso mettono in ombra quelle tradizionali, la patata da semina resiste.
Le sue varietà principali, come Fontane, Innovator e Agria, stanno vedendo un’espansione soprattutto nelle coltivazioni destinate alla trasformazione industriale.
La varietà Fontane, ad esempio, ha incrementato la sua superficie di oltre 1.100 ettari rispetto all’anno scorso, raggiungendo il primo posto tra le varietà più coltivate in Europa. Cresciuta in Paesi come i Paesi Bassi e la Danimarca, questa patata viene trasformata in prodotti come le patatine fritte, simbolo di un altro alimento economico e popolare.
Al contrario, varietà tradizionalmente esportate come la Spunta stanno perdendo terreno, con una riduzione significativa di quasi il 12%. Questo cambiamento riflette un’evoluzione nei consumi e una maggiore attenzione verso le varietà che rispondono alle esigenze del mercato interno, soprattutto quello legato alla trasformazione.
Eppure, anche mentre le dinamiche del mercato cambiano, la patata rimane fedele al suo ruolo storico. Un ruolo che non è solo alimentare, ma anche simbolico: quello di un cibo che, nella sua semplicità, ha sempre saputo fornire sostentamento in tempi di bisogno.
In un’Europa che si interroga sul futuro, la patata ci ricorda che non serve sempre il lusso per sopravvivere. In fondo, sono i cibi più umili, quelli che richiedono poco e offrono tanto, a sostenere chi ha meno risorse.
In un mondo in cui le mode alimentari cambiano velocemente e in cui le disuguaglianze continuano a crescere, la patata rimane. E con lei, la certezza che anche nei tempi più difficili, ci sarà sempre un cibo che non ci abbandona, che cresce silenzioso e che, proprio come chi lo consuma, trova la forza di resistere e di adattarsi.
Pablo Neruda (da Ode al vino e altre odi elementari):
“Patata,
sei l’abbondanza,
sotterranea e limpida,
nascosta come un tesoro,
cresci sotto terra e porti alla superficie
pane di povertà e speranza.”