La Conferenza ministeriale globale contro la violenza sui bambini, in corso questa settimana a Bogotà, rappresenta un momento cruciale per affrontare una piaga che influisce profondamente sulla vita di milioni di bambini.
Nella capitale colombiana, delegati da oltre 100 paesi, tra cui leader mondiali, membri della società civile, esperti e sopravvissuti, si sono riuniti con un obiettivo ambizioso ma imprescindibile: definire e attuare una strategia globale per porre fine alla violenza sui bambini.
Promossa dall’UNICEF insieme ad altre agenzie internazionali, la conferenza mira a sensibilizzare sul problema, discutere le pratiche migliori per la prevenzione e l’intervento e costruire una piattaforma di collaborazione tra nazioni, affinché i governi investano in programmi concreti per proteggere l’infanzia.
A Bogotà si parla di soluzioni concrete e di impegni da prendere collettivamente e singolarmente. Al centro del dibattito vi sono tre aree di intervento chiave individuate dall’UNICEF: il sostegno alla genitorialità responsabile, la sicurezza nelle scuole e l’accesso ai servizi di risposta e assistenza per i bambini che hanno subito violenza.
Un focus importante è anche l’impatto che la violenza ha non solo sui singoli bambini, ma sull’intera società, con costi umani ed economici incalcolabili. Come ha affermato Sheema SenGupta, direttrice per la protezione dell’infanzia dell’UNICEF, “Siamo la prima generazione in grado di comprendere pienamente il problema e le soluzioni che funzionano. Abbiamo la responsabilità di spezzare questo ciclo”.
La violenza sui bambini si manifesta in molte forme: dalla violenza domestica e fisica alla violenza sessuale, fino all’abuso psicologico e alla violenza online. I dati presentati dall’UNICEF tracciano una situazione allarmante.
Ogni quattro minuti, in qualche parte del mondo, un bambino muore a causa di un atto di violenza.
Più di 90 milioni di bambini e adolescenti vivono con le conseguenze di violenze sessuali subite; il fenomeno colpisce soprattutto le ragazze, spesso esposte a rischi maggiori nei contesti fragili. Circa 650 milioni di donne hanno subito violenza sessuale da bambine, e un quarto delle ragazze in questi contesti subisce stupri o aggressioni.
Uno dei temi centrali della conferenza è la condizione di quei bambini che crescono in contesti di guerra e conflitto. Secondo gli ultimi dati disponibili, il numero di bambini vittime di violenze, compresi gli omicidi, è drammaticamente elevato.
In contesti di guerra come Siria, Yemen, Ucraina e Medio Oriente, migliaia di minori perdono la vita ogni anno a causa di violenze dirette e attacchi, mentre altri milioni rimangono segnati a vita.
Una delle proposte discusse a Bogotà riguarda la creazione di programmi di supporto alla genitorialità: sistemi che aiutino i genitori a creare ambienti familiari sicuri, riducendo il rischio di violenze domestiche. Anche le scuole sono considerate un punto focale.
La violenza scolastica e il bullismo sono, infatti, problemi diffusi: studi recenti indicano che due su tre studenti sono esposti a qualche forma di violenza o aggressione a scuola. La conferenza propone di intensificare i programmi anti-bullismo e di educazione al rispetto.
Gli interventi dei delegati hanno sottolineato l’urgenza di investire risorse adeguate: non solo per sviluppare infrastrutture scolastiche sicure e supportare i genitori, ma anche per creare reti di assistenza per i giovani sopravvissuti alla violenza.
La speranza è che questi bambini non solo ricevano supporto per affrontare i traumi, ma possano crescere senza essere ulteriormente esposti a comportamenti violenti.
La conferenza si concentra anche sull’uso di dati concreti per orientare le politiche. Le nazioni partecipanti sono incoraggiate a raccogliere e condividere dati sulla violenza infantile, un passo che consente di comprendere meglio la diffusione del fenomeno e di monitorare l’efficacia delle politiche attuate.
La violenza contro i bambini, infatti, è una crisi globale che coinvolge tutti i paesi, in modi diversi ma con effetti profondi e comuni: ferite, problemi di salute mentale, stress tossico che influisce sullo sviluppo cerebrale, abusi di sostanze e tendenze a comportamenti criminali in età adulta.
A Bogotà, la comunità internazionale sta cercando di dare un segnale di speranza, impegnandosi per un futuro in cui nessun bambino debba temere per la propria vita o per la propria sicurezza. La conferenza rappresenta una pietra miliare in questa lotta e un appello urgente a tutti i paesi: la protezione dei bambini è una priorità globale.