Ormai per gli operatori umanitari non esiste più nessuna protezione. La denuncia viene da Kate Forbes, presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
E non è solo a Gaza che gli operatori umanitari sono esposti a gravi pericoli. Dal gennaio 2024, il database Aid Worker Security ha registrato 187 decessi di operatori umanitari in tutto il mondo. Questo trend mette il 2024 in rotta per diventare l’anno più letale mai registrato per coloro che lavorano nel settore umanitario.
Le regole che un tempo proteggevano gli operatori umanitari sembrano oggi avere meno peso. La disinformazione, sia accidentale che intenzionale, può creare l’impressione che gli operatori umanitari abbiano una parte attiva nei conflitti o siano coinvolti in cospirazioni.
Forbes spiega come questo alimenti risentimento e ostilità, aumentando i rischi per chi opera sul campo. L’attenzione sulla protezione degli operatori umanitari è, inoltre, insufficiente.
Alcuni decessi, come quelli dei membri internazionali della World Central Kitchen uccisi a Gaza nell’aprile scorso, fanno notizia. Tuttavia, la portata complessiva delle perdite subite dagli operatori umanitari non sembra ottenere la dovuta considerazione.
Quando un numero inaccettabile di civili, tra cui operatori umanitari, viene ucciso, è fondamentale che tutti, specialmente i governi, si interroghino sul perché e agiscano di conseguenza.
Ogni vita persa rappresenta una perdita devastante per le comunità servite, riducendo la capacità di assistere chi è nel bisogno. Dall’assistenza durante gli incendi in California, le frane in India, i terremoti in Turchia e Siria, fino alla siccità in Lesotho, i nostri team rispondono senza esitazioni. Tuttavia, ogni morte rende il nostro lavoro più arduo.
Molti membri dei team operativi sul campo, spiega Forbes, risiedono nelle comunità che servono, offrendo sostegno immediato in caso di disastro, che si tratti di una coperta calda, acqua, un pasto o supporto psicologico. Nel lungo termine, coordinano il recupero e l’assistenza finanziaria per aiutare le persone più vulnerabili a ricostruire il loro futuro.
Una maniera d’intervenire che da una parte permette agli operatori umanitari di stare più vicini ai civili da proteggere, ma dall’altra li rende anche più vulnerabili quando i conflitti geopolitici si intensificano.
Un volontario della Mezzaluna Rossa sudanese, organizzazione che ha perso sette operatori umanitari quest’anno, ha recentemente espresso la sua sofferenza, affermando che con ogni operatore umanitario ucciso, “un pezzo della comunità si spezza un po’ di più”.
Dall’attacco del 7 ottobre e dall’intensificarsi del conflitto a Gaza, denuncia sempre la Forbes, la violenza contro i volontari e il personale in Israele e nei territori palestinesi ha raggiunto livelli mai visti prima.
Tra le vittime si contano autisti di ambulanze, medici e personale impegnato con i giovani. Amit Man, volontaria paramedica, è stata uccisa mentre si prendeva cura di pazienti feriti nella sua comunità. O come Mohammed Al-Omari, un paramedico della Palestine Red Crescent Society, ucciso nel sud di Gaza mentre prestava soccorso a persone in difficoltà
La Forbes sottolinea la mancanza di risposte della comunità internazionale. Durante l’ultimo anno ha richiesto più volte come Croce Rossa l’impegno a proteggere gli operatori umanitari, ma senza ottenere nessuna risposta.
Da qui le tre proposte lanciate da Kate Forbes. Su tutte, che tutte le parti garantiscano un accesso sicuro e senza restrizioni agli operatori umanitari per raggiungere chi ha bisogno. Un secolo di esperienza ha insegnato alle organizzazioni umanitarie che una comunicazione aperta con tutte le parti può salvare vite.
Sebbene la sicurezza non possa mai essere garantita del tutto, essa può essere migliorata attraverso trasporti adeguati, strumenti di comunicazione come radio e telefoni, e una visibilità chiara per persone, veicoli ed edifici. In questo contesto, il supporto dei donatori è fondamentale.
Anche il secondo punto è cruciale, ovvero che venga data priorità alla sicurezza degli operatori umanitari. Nella maggior parte dei casi, l’unica protezione di cui dispongono i volontari è rappresentata dagli emblemi sui loro gilet.
Le crisi in corso a Gaza, Israele e Sudan mostrano la necessità di una maggiore formazione in diritto umanitario internazionale. Gli emblemi della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa dovrebbero rappresentare per tutti un segno di neutralità. Per garantire la sicurezza, è essenziale mantenere una comunicazione aperta tra governi e altre parti coinvolte nei conflitti.
Infine, la società deve investire in soluzioni a lungo termine che affrontino le cause profonde di queste crisi complesse. Ogni giorno, i team umanitari lavorano per rafforzare la resilienza delle comunità prima che si verifichino disastri e conflitti.
Tuttavia, iniziative di sviluppo sostenibile, adattamento climatico e risoluzione dei conflitti possono risolvere i problemi alla radice, riducendo così la dipendenza dagli aiuti.
Nonostante tutto, conclude Forbes, ci sono segni di speranza. Durante le proteste violente in Bangladesh di questa estate, la neutralità dei team umanitari è stata riconosciuta, permettendo loro di fornire assistenza salvavita. Una presenza forte nella comunità e un continuo impegno per proteggere l’emblema hanno contribuito a questo esito positivo.
Numero di Persone Coinvolte
Secondo l’Inter-Agency Standing Committee (IASC) e l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), si stima che nel 2023 oltre 570.000 persone lavoravano direttamente nel settore umanitario in tutto il mondo, incluse le aree di conflitto. Questo numero comprende personale internazionale e locale, con una predominanza di quest’ultimo nelle operazioni sul campo.
Organizzazioni Coinvolte
Nazioni Unite e Agenzie Collegate:
OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari)
UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati)
UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia)
WFP (Programma Alimentare Mondiale)
Croce Rossa e Mezzaluna Rossa:
ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa)
IFRC (Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa)
Organizzazioni Non Governative (ONG):
Medici Senza Frontiere (MSF)
International Rescue Committee (IRC)
Oxfam
Save the Children
CARE International
Organizzazioni Locali e Nazionali: In molti contesti, sono le organizzazioni locali a condurre gran parte delle operazioni sul campo. Queste collaborano spesso con ONG internazionali e agenzie delle Nazioni Unite.
Fonti di Finanziamento
Il finanziamento delle operazioni umanitarie proviene principalmente da:
Governi: I governi dei paesi donatori sono tra i principali finanziatori, con gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Regno Unito, la Germania e altri paesi occidentali che contribuiscono in maniera significativa. Ad esempio, nel 2023, gli Stati Uniti hanno contribuito con oltre 8 miliardi di dollari agli sforzi umanitari globali.
Agenzie delle Nazioni Unite: Molte operazioni sono finanziate attraverso contributi volontari dagli Stati membri, gestiti da agenzie come il WFP, UNHCR e UNICEF.
Donatori Privati e Fondazioni: Le fondazioni filantropiche (come la Bill & Melinda Gates Foundation) e donatori privati forniscono un supporto finanziario essenziale.
Organizzazioni Non Governative: ONG come MSF raccolgono fondi attraverso donazioni private, campagne di raccolta fondi e contributi governativi.
Banche di Sviluppo e Organizzazioni Internazionali: La Banca Mondiale e altre istituzioni finanziarie internazionali a volte finanziano progetti umanitari o di ricostruzione post-conflitto.
Queste risorse finanziano una vasta gamma di attività, dalla distribuzione di cibo e medicine alla costruzione di rifugi e al supporto psicologico per le popolazioni colpite da conflitti.