L’1% più ricco del pianeta ha una responsabilità diretta e devastante nella crisi climatica, con i loro eccessi che accelerano fame, povertà e morti premature. Questo non è solo un problema ambientale, è un fatto morale.
Mentre la stragrande maggioranza della popolazione globale lotta con l’impatto dei cambiamenti climatici, le élite miliardarie continuano a divorare le risorse del pianeta con un’avidità che non conosce limiti. Yacht, jet privati, ville di lusso: i giocattoli costosi dei super-ricchi stanno letteralmente distruggendo il mondo.
Eppure, sono proprio loro a sostenere, con non poca ironia, l’importanza di affrontare la crisi climatica, come se le loro abitudini iper-consumistiche non fossero parte del problema.
Un rapporto di Oxfam evidenzia la scandalosa disparità tra i miliardari e il resto dell’umanità. Se tutti emettessero la stessa quantità di CO2 di un miliardario medio, il budget globale di carbonio necessario per mantenere il riscaldamento sotto gli 1,5°C si esaurirebbe in meno di due giorni. Due giorni!
Attualmente, se il consumo di carbonio continuasse ai livelli attuali, il mondo avrebbe ancora circa quattro anni prima che questo budget si esaurisca. Ma non per i super-ricchi, che sembrano vivere in un universo parallelo, immune dalle conseguenze della loro stessa esistenza.
Il consumo sfrenato dei miliardari ha un impatto esponenziale. I 50 più ricchi del mondo producono più emissioni in tre ore di quanto faccia un cittadino medio britannico in tutta la sua vita. Sembra quasi un insulto che queste persone, i cui jet privati solcano i cieli 184 volte l’anno, abbiano l’ardire di parlare di sostenibilità.
E non è solo un problema di eccesso personale: i loro investimenti sono la ciliegina sulla torta della crisi climatica. Il 40% delle azioni nei portafogli dei miliardari è investito in settori ad alta intensità di emissioni, come petrolio, miniere e cemento.
E non è solo una questione passiva: molte di queste aziende finanziano campagne per ritardare o fermare le iniziative politiche che potrebbero mitigare il cambiamento climatico.
Consideriamo Jeff Bezos, fondatore di Amazon. I suoi due jet privati hanno rilasciato in un solo anno tanto carbonio quanto un impiegato medio di Amazon produrrebbe in 207 anni.
Elon Musk non è da meno: i suoi jet privati hanno generato una quantità di CO2 pari a quella di una persona media in 834 anni.
E poi ci sono i Walton, eredi dell’impero Walmart, i cui tre yacht hanno prodotto 18.000 tonnellate di CO2 in un anno, l’equivalente di quanto farebbero 1.714 impiegati Walmart.
Questi sono numeri che dovrebbero farci riflettere. Le élite miliardarie stanno letteralmente avvelenando il pianeta e, ironicamente, vengono spesso ritratte come “visionari” che guidano l’innovazione verso un futuro più verde.
L’ipocrisia è sconcertante. Mentre i loro profitti crescono, le comunità più vulnerabili del mondo – quelle che hanno contribuito meno al cambiamento climatico – soffrono maggiormente.
Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), entro il 2030, oltre 100 milioni di persone potrebbero essere spinte nella povertà a causa dei cambiamenti climatici. E chi sta spingendo il pianeta verso questo precipizio? L’1% più ricco.
I super-ricchi non solo distruggono l’ambiente con il loro stile di vita, ma investono attivamente in industrie che perpetuano la crisi. Un esempio lampante è rappresentato dal settore dei combustibili fossili, dove investimenti miliardari continuano a rallentare la transizione verso energie rinnovabili.
Le stesse compagnie petrolifere che inquinano il pianeta spendono miliardi in pubbliche relazioni per ingannare il pubblico, presentandosi come sostenitrici della lotta al cambiamento climatico.
Ecco la realtà: se i miliardari spostassero i loro investimenti verso fondi a bassa intensità di carbonio, le loro emissioni legate agli investimenti si ridurrebbero di 13 volte. Ma quanti di loro sono davvero disposti a farlo?
Mentre alcuni miliardari fanno donazioni simboliche o lanciano iniziative “green”, queste azioni sono spesso mere operazioni di facciata, destinate più a migliorare la loro immagine che a produrre un impatto reale. Anche quando lo fanno, l’effetto è minimo rispetto ai danni enormi che il loro stile di vita e le loro scelte economiche stanno causando.
Invece di affrontare la crisi climatica, i miliardari preferiscono costruire rifugi lussuosi e bunker di sopravvivenza, preparandosi all’inevitabile catastrofe che hanno contribuito a creare. Nel frattempo, la maggior parte del mondo dovrà affrontare le conseguenze. In questo scenario, chi davvero può salvarci?
I ricchi non sembrano disposti a farlo. Spetta quindi ai governi e alle politiche globali intervenire. È urgente tassare il loro consumo sfrenato e usare quei fondi per la transizione energetica e per compensare chi è colpito duramente dalla crisi climatica.
Come ha sottolineato Oxfam, gli investimenti dei miliardari hanno un impatto devastante sul pianeta. E se non li fermiamo, continueranno a farlo, godendo dei loro privilegi mentre il mondo brucia.