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Padri assenti, figli in povertà: il fallimento del sistema UK

Polly Toynbee, editorialista di lungo corso per The Guardian, torna a puntare il dito contro uno dei più grandi fallimenti dello Stato britannico: l’incapacità di far rispettare il pagamento degli alimenti da parte dei padri separati. Nel suo articolo, Toynbee denuncia un sistema che, da oltre 30 anni, non riesce a garantire ai figli il diritto a un sostegno economico da parte dei padri non residenti, alimentando la povertà infantile.

La crisi dei sistemi di supporto ai genitori
L’editorialista ripercorre la lunga storia di fallimenti iniziata nel 1993 con la creazione della Child Support Agency (CSA). Mal gestita fin dal principio, la CSA è stata chiusa con miliardi di sterline in arretrati mai riscossi. Il suo successore, il Child Maintenance Service (CMS), non ha fatto meglio: il 41% dei genitori affidatari, quasi tutte madri, non riceve alcun tipo di mantenimento. Questo nonostante leggi e regolamenti sempre più stringenti approvati dal Parlamento.

Toynbee sottolinea che il problema non è la mancanza di strumenti legali. Il CMS può teoricamente prelevare denaro direttamente dai conti bancari dei padri, sequestrare passaporti o patenti di guida, e persino imporre pene detentive. Tuttavia, questi poteri vengono usati raramente: solo tre passaporti e una patente di guida sono stati ritirati dal 2019.

Un sistema incapace di rispondere
La causa principale, secondo Toynbee, è l’incapacità amministrativa di un sistema cronicamente sottofinanziato. Dal 2019 al 2024, il numero di dipendenti del CMS è sceso drasticamente, da 5.958 a 3.779, nonostante l’aumento delle richieste da parte delle madri. Il personale, spesso inesperto e scarsamente retribuito, si trova ad affrontare casi complessi, con molti padri che eludono i pagamenti dichiarando redditi falsi o trasferendo denaro su conti intestati ad altre persone.

by Nick Youngson CC BY-SA 3.0 Alpha Stock Images

Un esempio concreto citato da Toynbee è quello di una madre di tre figli vittima di violenza domestica, il cui ex marito ha accumulato oltre 11.000 sterline di arretrati. Nonostante lavori regolarmente e ostenti il suo benessere sui social media, è riuscito a evitare il pagamento dichiarandosi “lavoratore autonomo” e nascondendo i suoi guadagni. La madre, intanto, ha perso la casa e si è ritrovata a fare affidamento sulle mense dei poveri per sopravvivere.

Una questione di volontà politica
Toynbee evidenzia la contraddizione di uno Stato che si dimostra estremamente efficace nel recuperare piccoli debiti, come i sussidi percepiti erroneamente o i biglietti del treno non pagati, ma che lascia correre di fronte a somme dovute per il mantenimento dei figli. La sua proposta è semplice: lo Stato dovrebbe pagare direttamente alle madri le somme non versate dai padri e poi perseguire i debitori con la stessa determinazione che impiega per riscuotere altri tipi di infrazioni.

Un problema radicato nella cultura
L’articolo di Toynbee si chiude con una riflessione sull’incapacità dello Stato di affrontare la disparità di responsabilità tra madri e padri. Nonostante le dichiarazioni dei governi sull’impegno per combattere la povertà infantile, la mancata equità nella divisione dei costi tra i genitori continua a penalizzare i bambini.

Questo tema, affrontato con arguzia e passione da Polly Toynbee, ci invita a riflettere su una questione che, pur essendo specifica del Regno Unito, tocca corde universali. La difficoltà di garantire un’equa distribuzione delle responsabilità genitoriali è un problema che riguarda molte società e merita un’attenzione ben maggiore di quella finora riservata.

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