I partiti che hanno a cuore i valori della democrazia e gli interessi dell’Italia e dell’Ue dovrebbero tifare per Kamala Harris. La sconfitta di Trump è, infatti, essenziale per fermare il populismo, non solo in America ma anche da noi.
L’approccio dell’ex presidente alla politica estera è unilateralista. Niente accordi globali multilaterali ma solo accordi bilaterali tra l’America e l’uno o l’altro Paese. Questo modo di concepire le relazioni internazionali accresce la conflittualità: si parte dalla guerra sulle tariffe e si passa a quella tra i soldati.
In politica interna, Trump ha un approccio autoritario basato sul ridimensionamento del Congresso, sul controllo presidenziale del Dipartimento della Giustizia, sul licenziamento dei diplomatici e militari di carriera che guidano i Dipartimenti di Stato e della Difesa, sul cambio radicale della leadership dell’intelligence.
Harris, invece, vuole rafforzare il sistema di alleanze dell’America nel mondo a cominciare dalla NATO che ne rappresenta il perno. Ha confermato il sostegno militare all’Ucraina, su cui il suo avversario è abbastanza tiepido.
Nella crisi medio-orientale, ha promesso che l’impegno americano a sostenere Israele continuerà, ma non è affatto reticente sugli abusi compiuti contro i palestinesi dal governo Netanyahu.
Sul versante interno, Harris persegue una visione pluralista della democrazia, basata sul riconoscimento del ruolo del Congresso e sul sostegno alle strutture della presidenza dipartimentale.
Se vince Trump, l’Ue si avvierà verso un declino. Le guerre tariffarie implicheranno, infatti, costi altissimi per i Paesi europei, che si sostengono attraverso le esportazioni. Se vince Harris, il pluralismo americano continuerà ad essere garanzia di sopravvivenza del nostro fragile liberalismo.
Con Trump si rafforzeranno i nemici della democrazia, con Harris avranno un colpo i populismi. E le democrazie liberali potranno guardare al futuro con ragionevoli speranze. Nascerà, in queste settimane che ci separano dal 5 novembre, un “fronte” o “campo” filoharrisiano o il vetusto antiamericanismo sarà duro a morire?