La povertà energetica, un problema sempre più pressante in Italia e in Europa, colpisce milioni di famiglie, incapaci di riscaldare o raffreddare adeguatamente le proprie abitazioni.
L’inverno è alle porte, seppur mitigato dai cambiamenti climatici, e si stima che nel 2024 il 12% delle famiglie italiane sia a rischio, con una situazione particolarmente grave nel Mezzogiorno e tra le famiglie con minori.
In Calabria, ad esempio, il 22,4% delle famiglie vive in povertà energetica, un incremento di quasi sei punti percentuali rispetto agli anni precedenti. .
Questa condizione deriva dall’aumento vertiginoso dei costi energetici, con rincari che hanno toccato il 50% per l’elettricità e il 34,7% per il gas nel solo 2022. Sebbene il governo abbia introdotto misure di sostegno, come il bonus sociale e gli interventi di contenimento dei prezzi, queste non sono sufficienti a garantire una soluzione duratura.
Il problema, infatti, non riguarda solo i costi elevati, ma anche la scarsa efficienza energetica delle abitazioni, specialmente quelle costruite con materiali e tecnologie obsolete.
A livello europeo, il cambiamento climatico sta esacerbando la situazione. In estate, molte famiglie non riescono a proteggersi dal caldo estremo, e l’incidenza di questo disagio è destinata a peggiorare nei prossimi anni.
Secondo l’OMS, milioni di persone in Europa non possono mantenere una temperatura confortevole nelle loro case a causa di infrastrutture inadeguate e costi troppo elevati.
Le soluzioni proposte, come l’espansione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), possono rappresentare una speranza concreta. Progetti come quelli finanziati dal Banco dell’Energia, che prevedono la creazione di impianti rinnovabili per l’autoproduzione energetica, stanno già aiutando molte famiglie in difficoltà a ridurre i costi e a migliorare l’efficienza delle loro case.
Nonostante gli sforzi in corso, la strada da percorrere è ancora lunga. La transizione energetica verso fonti rinnovabili, necessaria per combattere la povertà energetica, è ancora ostacolata da disuguaglianze territoriali e ritardi nelle infrastrutture.
Serve un impegno maggiore, sia a livello nazionale che europeo, per garantire che le famiglie più vulnerabili non siano lasciate indietro in questa fase cruciale.