venerdì, Settembre 13, 2024
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“Quando è troppo è troppo”. Il premier australiano Albanese chiede la liberazione di Julian Assange

“Quando è troppo è troppo”. Non ha usato mezzi termini il primo ministro australiano Anthony Albanese, che ha chiesto direttamente al presidente degli Stati Uniti Joe Biden di porre fine alla persecuzione contro Julian Assange, cittadino australiano. “E’ giunta l’ora che questa questione giunga a una conclusione” ha detto in Parlamento ieri rispondendo a un’interrogazione. La sua posizione a favore di Assange si aggiunge quindi a quella dei presidenti del Brasile Lula e del Perù Pedro.

Albanese è il primo premier a esprimersi così nettamente sulla situazione del media attivista detenuto nel Regno Unito in attesa della decisione finale sul ricorso contro la sua estradizione negli Usa decisa dall’ex ministro britannico Priti Patel. Nel frattempo anche il mondo dell’informazione, per una volta unito in tutto il mondo, tramite le cinque testate che hanno pubblicato in passato i documenti rilasciati da Wikileaks che documentavano i crimini commessi da Washington in Iraq e gli scandali della diplomazia a stelle strisce, chiedono agli Stati Uniti di ritirare le accuse contro Assange.

New York Times, The Guardian, Le Monde, El Pais e Der Spiegel hanno pubblicato contemporaneamente una lettera aperta in favore del fondatore di Wikileaks. “Pubblicare non è un reato: il governo degli Stati Uniti deve far cadere le accuse contro Julian Assange per aver pubblicato segreti – scrivono – La sua incriminazione è un pericoloso precedente e minaccia di minare il primo emendamento e la libertà di stampa negli Usa. Ottenere e diffondere informazioni segrete nel pubblico interesse è la parte essenziale del lavoro quotidiano dei giornalisti. Se questo lavoro viene criminalizzato il nostro dibattito pubblico e le nostre democrazie saranno indebolite in modo significativo”. All’appello mancano naturalmente i giornali italiani che più hanno beneficiato dei documenti di Wikileaks, Repubblica e l’Espresso.

Nonostante in passato queste testate abbiano beneficiato degli oltre 250 mila documenti segreti resi noti da Wikileaks è la prima volta dall’arresto di Assange che prendono una posizione così netta in suo favore. Vincenzo Vita sul Manifesto ricordava ieri: “non essendo riconosciuta l’appartenenza alla categoria professionale, Assange non si vide riconosciuto il trattamento pur con fatica riservato ai protagonisti dei Pentagon Papers ai tempi della guerra del Vietnam: allora il primo emendamento della Costituzione di Washington fu lo scudo salvifico, mentre il ricorso all’Espionage Act travolse ogni certezza ne e del rapporto con la ricerca della verità”.

by Abode of Chaos

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