di Alfredo Facchini
A Srebrenica, 27 anni fa, si consumò la più efferata carneficina di civili in Europa dalla seconda guerra mondiale.
Il comandante militare dei serbo-bosniaci, Ratko Mladić, diede l’ordine di trucidare tutti i maschi in età militare della città musulmana.
I morti furono più di 8000.
I caschi blu olandesi osservarono senza intervenire.
I fatti. Nel luglio del 1995, durante la guerra in Bosnia, Ratko Mladic dopo aver ottenuto la resa delle forze olandesi senza sparare neanche un colpo, fece arrestare più di 8 mila uomini e ragazzi di età compresa tra i 12 e i 77 anni per quello che dissero sarebbe stato un semplice interrogatorio.
Nei cinque giorni successivi, gli uomini furono tutti giustiziati e sepolti in fosse comuni. Esattamente 8.372 persone nei pressi della cittadina bosniaca di Srebrenica, a 500 km in linea d’aria dall’Italia.
Pochi giorni prima dei rastrellamenti, centinaia di persone cercarono disperatamente rifugio a Potocari presso la base dei caschi blu olandesi. Ma i soldati orange riconsegnarono i fuggitivi nelle mani dell’esercito serbo
“Le truppe olandesi hanno agito in maniera illegale nell’evacuazione delle 350 persone”, ha stabilito poi la Corte suprema dell’Aja.
Sulla base di altri documenti solo recentemente resi di pubblico dominio, emergono pesantissime responsabilità anche da parte dei Governi dell’epoca di Stati Uniti, Francia e Regno Unito e pure delle stesse Nazioni Unite, che in nome della ‘realpolitik’ di fatto preferirono non “disturbare” i serbi pur di raggiungere un accordo di pace, come avvenne 4 mesi dopo, nel novembre del 1995, nella città statunitense di Dayton.
Che fine ha fatto Mladic?
Condannato per genocidio sta scontando l’ergastolo.
Ora il governo olandese chiede scusa. Ci sono voluti 27 anni per elaborare il lutto, ma degli altri.
“Come parte di questa comunità, il governo olandese condivide la responsabilità politica per la situazione in cui si verificò questo fallimento. Per questo porgiamo le nostre più sentite scuse”, ha dichiarato la ministra della Difesa Kajsa Ollongren.
Magari anche la primo ministra, Sanna Marin, un giorno si scuserà con i curdi che ha consegnato nelle grinfie di Erdogan.
Ma dopo.
Alfredo Facchini
