Egregio Signor Presidente della Repubblica Prof. On. Sergio Mattarella,
mi chiamo Anna Dal Cin, ho 15 anni e frequento la classe 1AI Informatica e Telecomunicazioni della scuola secondaria di II grado dell’Istituto Onnicomprensivo “Giulio Cesare” di Sabaudia (LT).
Le scrivo questa mia lettera aperta nella speranza che possa rispondermi, perché non riesco a comprendere il motivo per cui, in un cosiddetto tempo di pace, e si spera resti tale sempre, la vita di un uomo, quella di mio padre, vale 20.000,00 Euro (Sentenza del T.A.R. del Lazio, Sezione Quarta, N. 01995/2022 del 18.02.2022 – Ricorso in appello al Consiglio di Stato, NRG 202202285, Sezione 2, data di deposito 17.03.2022).
Sono sconvolta nell’apprendere che alla vita umana possa essere dato un valore materiale così irrisorio, quando da sempre nelle scuole ci viene insegnato che la vita ha un valore immenso, e la persona umana deve essere tutelata in tutte le fasi della sua esistenza.
Mio padre, Antonio Dal Cin, è una “Vittima del Dovere”, un militare della Guardia di Finanza, condannato a morte attraverso le fibre di amianto, che non lasciano scampo e determinano gravi patologie, altamente invalidanti, incurabili e quasi sempre mortali.
Le scrivo Signor Presidente, perché vivo quotidianamente la sofferenza di mio padre e la sua forte preoccupazione che possa accadergli qualcosa, lasciando me, mio fratello Matteo di 9 anni e nostra madre, anche lei gravemente malata, affetta da “Sclerosi Multipla”, privati di alcuna possibilità di sostentamento.
La triste e dolorosa vicenda di mio padre, nota alle cronache nazionali, e in parte richiamata in una Interrogazione in Senato nel 2016, non è solo la storia di una malattia, ma quella di un uomo, che fedele al suo giuramento, ha messo al primo posto il bene sacro della vita, donando al prossimo quanto di più prezioso, il suo tempo.
Di contro, ha subito mobbing di tipo verticale, e ciò è documentato in atti, fino a vivere un comprovato e reiterato ostruzionismo, esclusivamente mirato a non far emergere il rischio morbigeno per esposizione all’amianto nelle caserme della Guardia di Finanza e negli elicotteri del Corpo.
Provato dalla sofferenza e dalla malattia, inspiegabilmente, mio padre permane ostaggio della burocrazia e di una giustizia ingiusta, che chiede tempo a chi non può aspettare altro tempo. Ma la cosa assurda è che pur essendo stato collocato in congedo assoluto nel 2014, in forza del suo precario stato di salute, ulteriormente aggravatosi nel tempo, in modo del tutto illogico, immotivato e fuorviante, viene dichiarato invalido al 5%, senza che possiamo gridare al miracolo, e senza così ottenere i benefici economici previsti per le Vittime del Dovere.
Il Tribunale di Latina, Sezione lavoro, Giudice Dott. Umberto Maria Costume, con sentenza n. 1242/2021 pubblicata in data 25.11.2021, nel definire il giudizio iscritto al n. 3985/2018 RG “… condanna il Ministero dell’Interno alla riliquidazione in favore della parte ricorrente della speciale elargizione prevista dall’art. 5, comma I della L. 266/04, già attribuitagli con decreto del 12.06.2018, in riferimento all’invalidità complessiva del 50% nella misura e con la decorrenza di legge, detratte le somme già corrisposte al medesimo titolo, oltre alla maggior somma tra interessi legali e rivalutazione monetaria dalla maturazione al soddisfo; condanna il Ministero al pagamento, a decorrere dalla domanda amministrativa, dello speciale assegno vitalizio mensile di € 1.033,00, e dell’assegno vitalizio mensile di € 500,00, con relativa perequazione automatica, oltre accessori di legge…”.
Nonostante la notifica avvenuta in data 17.01.2022 della sentenza munita di formula esecutiva, il Ministero dell’Interno non ha provveduto al pagamento di quanto dovuto, e meglio specificato sopra, tanto che mio padre è stato costretto ad agire legalmente con atto di Precetto dove si intima al Ministero dell’Interno, in persona del Ministro P.T., di provvedere al pagamento delle somme spettanti, ad oggi ancora non corrisposte.
Signor Presidente, purtroppo in questo Paese le persone come mio padre non sono un esempio da seguire, altrimenti tutti avrebbero il coraggio di denunciare.
Gli eroi sono altri, quelli che non intralciano in alcun modo le gerarchie militari, e ancor più i poteri forti, e sono loro l’esempio da seguire e da far seguire. Infatti, li fanno sfilare.
Desidero che Lei sappia cosa ha fatto mio padre in tutti questi anni, in nome della sacralità della vita e della salubrità degli ambienti di vita e di lavoro, con il solo obiettivo di impedire che ad altri militari toccasse la sua stessa sorte.
“…nelle sommarie informazioni già rilasciate il —- al sottoscritto, il DAL CIN Antonio, ha con grande dovizia di particolari ben riferito sulla presenza di amianto presso le strutture ed infrastrutture all’interno dei perimetri militari della Guardia di Finanza, dove ha prestato servizio, con particolare riferimento alla caserma di confine di PROSECCO (TRIESTE). Grazie all’instancabile lavoro condotto dal Signor DAL CIN Antonio, dal 2012 ad oggi molta rilevante documentazione “sulla presenza di noisis” presso i luoghi di lavoro della Guardia di Finanza” è pervenuta scrivente. Tale documentazione, inequivocabilmente evidenzia, spiega e dimostra molteplici situazioni operative nelle quali il Personale in forza/servizio alla Guardia di Finanza – “componente terrestre” e “componente navale” – venne e viene ancora oggi a contatto, diretto o indiretto, con agenti fisici e chimici pericolosi (compreso l’amianto) presenti nei siti, Reparti, Direzioni, Comandi, Siti, dell’Amministrazione dello Stato in trattazione”.
PREMIO INTERNAZIONALE ANTONIO de CURTIS – TOTO’
XVIII EDIZIONE CAMERA DEI DEPUTATI – 9 DICEMBRE 2015
Radio Vaticana con i Patrocini delle più prestigiose Istituzioni.
SEZIONE BONTA’
ANTONIO DAL CIN
Motivazione: “Militare in congedo, premiato con la medaglia del Senato della Repubblica per aver intrapreso una battaglia tout – court a favore dei colleghi, finalizzata alla bonifica dell’amianto dalle caserme e dagli elicotteri delle forze armate”. Conferisce il Premio la Dott.ssa Rossella Guadagnini, giornalista di Adnkronos, di Repubblica e della rivista MicroMega.
Signor Presidente, tenuto conto di tutto quanto sopra esposto, Le chiedo com’è possibile che in Italia la vita di un uomo, di una “Vittima del Dovere”, vale 20.000,00 Euro.
Contestualmente, Le chiedo come si può accettare che chi già soffre deve lottare fino alla morte per ottenere quei benefici economici spettanti alle Vittime del Dovere, che nonostante una sentenza con formula esecutiva, non vengono elargiti come previsto per legge.
Confido in Lei Signor Presidente, al fine di poter ricevere una risposta, anche per la mia famiglia, così come per tutte le persone che vivono la stessa condizione di mio padre, per tutti i figli e per gli orfani delle Vittime del Dovere, perché ci sia equità, uguaglianza, e sia mantenuta fede alla parola giustizia.
Mi rivolgo a Lei Signor Presidente, nel Suo ruolo di Capo Supremo delle Forze Armate dello Stato, di cui il glorioso Corpo della Guardia di Finanza è parte integrante, nella speranza che in questo Paese, non esistano Vittime di serie A e vittime di serie B, considerata l’evidenza di fatti inoppugnabili, di cui risulta impossibile non tener conto, e casi come quello di mio padre abbiano la giusta e doverosa considerazione e il valore del bene sacro della vita non sia mai più sminuito così come avvenuto.