La Ong WeWorld ha lanciato l’allarme sulla situazione dei minori a rischio di esclusione sociale in Lombardia. Secondo il rapporto “Mai più invisibili 2023”, ben due minori su dieci, pari a 303.000 bambini e ragazzi, sono in questa condizione.
Martina Albini, coordinatrice del centro studi di WeWorld, sottolinea che l’indice di inclusione nel Paese è cresciuto solo dello 0,2% dal 2018 al 2023, evidenziando importanti differenze regionali, in particolare tra Nord e Sud. La Lombardia si posiziona a metà classifica, ma non raggiunge un punteggio sufficiente (58,9 su una scala da 0 a 100), scendendo di una posizione rispetto al 2018.
Nonostante la Lombardia sia una delle regioni più ricche e avanzate del Paese, con una buona qualità delle abitazioni e una notevole evoluzione digitale, presenta anche diverse criticità. Uno dei problemi evidenziati riguarda la qualità dell’aria, che rimane pessima nonostante un lieve miglioramento rispetto al 2018, posizionandosi come la seconda peggiore dopo il Veneto.
Il rischio di esclusione dei bambini è aumentato a causa delle condizioni di povertà delle famiglie, con un’ascensore sociale che si è fermato. Ciò si riflette anche nella povertà educativa, con una diminuzione di 7,1 punti rispetto al 2018.
Diversi indicatori evidenziano la situazione preoccupante per i minori, tra cui la salute, con un accesso limitato a una corretta nutrizione, una carenza di pediatri (2,5 ogni 10.000 persone) e minori opportunità di praticare sport. Anche l’istruzione ha subito un peggioramento in tutte le regioni, con un terzo dei bambini che non raggiunge competenze adeguate in lettura e matematica alla fine della scuola primaria.
Il rapporto sottolinea anche gli effetti a medio termine della pandemia sui bambini, che hanno subito una riduzione delle esperienze educative di qualità. Prima del Covid, il 39,6% della popolazione partecipava ad attività culturali al di fuori di casa, ma dopo la pandemia questa percentuale è scesa al 9,3% in Lombardia.
Per quanto riguarda i servizi per la prima infanzia, la regione si posiziona meglio rispetto ad altre, ma la disponibilità di posti copre solo il 30% dei bambini, mentre si dovrebbe raggiungere almeno il 60%.
Sul fronte della condizione femminile, la Lombardia si colloca ancora una volta a metà classifica. Nonostante ci siano miglioramenti rispetto al 2018 e la regione sia in testa per avanzamento tecnologico, occupazione e Pil, l’inclusione non può basarsi solo su criteri economici, ma deve considerare anche il miglioramento delle condizioni di salute, compresa la salute mentale, e di istruzione.
In tutta Italia, compresa la Lombardia, si registra un calo della percentuale di donne laureate, che passa dal 40% nel 2018 al 36,6% attuale. Il tasso di imprenditorialità femminile rimane stabile, ma si evidenzia una leggera diminuzione della partecipazione politica delle donne, con poco più di una su quattro elette alle ultime elezioni nazionali. La parità di genere rimane un obiettivo ancora lontano.
