di Alfredo Facchini
Sarà il più giovane primo ministro britannico nella storia politica moderna con i suoi 42 anni. Quindi?
Sarà il primo primo ministro di religione induista. Allora?
Sarà anche il primo a giurare nelle mani di re Carlo III. Perciò?
Primati, record, soprattutto folclore da tabloid britannici, ma la sostanza è che questo quarantenne è il figliol prodigo di quello svalvolato di Boris Johnson, che lo aveva messo a capo delle “Finanze” britanniche. Fino a quando poi – ingrato – si è rivoltato contro il suo padrino politico.
Rishi Sunak è di Southampton, figlio di genitori africani e nonni originari della regione settentrionale del Punjab.
Ha frequentato l’elitario “Winchester College” e si è laureato ad “Oxford”.
Ha lavorato per la banca d’investimento “Goldman Sachs” e come gestore di hedge fund.
Poi diventa direttore della società di investimenti “Catamaran Ventures” di proprietà di Narayana Murthy, super miliardario indiano e padre della moglie di Sunak, Akshata Murthy. La coppia, avrebbe un patrimonio che vale 730 milioni di sterline.
Dopo soli 45 giorni prende il posto di Liz Truss, la brutta copia di Margaret Thatcher.
“Brexiteer” convinto, Sunak, non inizia il suo mandato sotto una buona stella, viste le dilanianti divisioni interne fra “tory”, la perdita di credibilità dopo il catastrofico premierato della Truss e le lacerazioni sociali dovute anche ai contraccolpi della crisi Ucraina, che vede il Regno Unito tra i più zelanti sostenitori di Zelensky.
Forse è l’ultima chance per la maggioranza Tory: le elezioni anticipate sono girato l’angolo.
Il Paese è sull’orlo della recessione, a sei anni dalla Brexit, l’inflazione galoppa e il caro energia fa il resto. La primazia inglese è un ricordo scolorito.
«Sono qui per affrontare una profonda crisi economica,» ha ammesso nel discorso d’esordio alla nazione all’arrivo a “Downing Street”.
Il Capitalismo, anche in questo distretto del Vecchio Continente, arranca di brutto.
Alfredo Facchini