martedì, Dicembre 3, 2024
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Roma al freddo: case popolari e periferie senza riscaldamento

A Roma, Capitale di un Paese del G/7 di novembre si sta al freddo. Nelle case popolari e in periferia, ovvio. Ormai è un rituale quasi inspiegabile, in quanto non derivante da fatti occasionali, ma una costante.

Parliamo delle case popolari, quelle delle periferie di Roma, quelle dove vivono famiglie in disagio sociale ma spesso anche sanitario. Dove sono presenti anziani, minori, persone con patologie.

Mi riferisco al fatto che anche questo anno giungono decine e decine di segnalazioni di interi palazzi Ater o Comune letteralmente senza riscaldamento, e di altre decine e decine di palazzi dove l’accensione dei termosifoni avviene dalle 18 alle 21, una durata e uno scarso funzionamento delle caldaie centralizzate che spesso producono solo un tiepido calore, proprio quando si stanno spegnendo, alle 21.

E le segnalazioni sono abbondanti, solo al Tufello, Vigne Nuove, sono 28 i palazzi letteralmente al freddo, a Primavalle la pagina facebook di quartiere è letteralmente piena di segnalazioni di impianti inesorabilmente freddi e quando funzionano lo sono con orari ridotti e con innalzamento, si fa per dire, delle temperature quasi impercettibili.

Si assiste ad un tam tam cittadino che percorre le case popolari ma che è solo l’ennesimo disservizio che la città di Roma e i gestori di edilizia residenziale pubblica, sanno riservare con puntualità maniacale.

Eppure gli assegnatari pagano il riscaldamento in bolletta tutto l’anno. Eppure dall’anno precedente poco è cambiato. Non si sa se, ad esempio, le manutenzioni vengono svolte periodicamente, oppure ci si muove solo una volta che, avviati gli impianti, sorgono problemi. Solo che spesso, quando sorgono problemi, si tratta di interventi seri che hanno bisogno di tempo e soprattutto di finanziamenti, che sempre più frequentemente sono ridotti all’osso.

“Corviale” by missionalphaville is licensed under CC BY-NC-SA 2.0.


E’ il bello del vivere nelle case popolari a Roma, dove alla perdurante assenza di ascensori si somma spesso il fatto che questi spesso sono anche rotti, costringendo le persone più fragili a una sorta di arresti domiciliari, senza alcuna sentenza..

A questo si aggiunge il freddo. Ci sarebbe la necessità di affrontare la questione in termini strutturali e in maniera definitiva.

Abbandonando gli impianti centralizzati malfunzionanti e che danno un contributo, questo sì, all’inquinamento e ad un aggravio di costi energetici, che ricadono sulle famiglie più povere e con meno reddito, quelle delle case popolari e delle periferie romane.

Affrontare la questione in termini strutturali significherebbe attivare un programma straordinario di efficientamento energetico dei caseggiati di edilizia residenziale pubblica. Significherebbe dotarli di impianti solari, significherebbe dare vita e sostenere nei caseggiati di case popolari la nascita di comunità energetiche rinnovabili e solidali, aperte ai quartieri circostanti.

Azioni e programmi che non solo abbatterebbero i costi delle utenze energetiche, ma che garantirebbero nei mesi di freddo il riscaldamento, una migliore qualità della vita. Inoltre, se Ater avviasse le comunità energetiche rinnovabili e solidali, potrebbe garantirsi un introito derivante dalla vendita del surplus di energia prodotta e con il ricavato effettuare quelle manutenzioni che tanto necessitano nell’edilizia residenziale pubblica.

Non è neanche una questione di risorse, ci sono finanziamenti nazionali ed europei, nell’ambito della transizione ecologica e vi è una spinta verso le case green ma all’Ater di Roma al verde restano solo le già povere tasche degli assegnatari e che devono pure stare al freddo.

Serve, probabilmente, anche una grande mobilitazione da parte degli assegnatari interessati e l’apertura di una vertenza cittadina che determini una forte spinta nei confronti dei gestori di alloggi di edilizia residenziale pubblica.

La Regione Lazio, l’Ater e il Comune di Roma sono in grado di raccogliere la sfida del risparmio energetico nell’edilizia residenziale pubblica, che risulterebbe essere anche un importante volano occupazionale, oltre che un segnale di attenzione alle periferie?

“Torma 7” by Luca Di Ciaccio is licensed under CC BY-NC-SA 2.0.
Massimo Pasquini
Massimo Pasquini
Massimo Pasquini è stato a lungo segretario Nazionale dell'Unione Inquilini
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