Una scoperta archeologica sorprendente ha svelato un aspetto inedito dell’antica cultura egizia: l’uso di sostanze psicotrope nei rituali religiosi. Analizzando una coppa del II secolo a.C., decorata con il volto del dio Bes, un team di ricercatori ha trovato tracce di piante allucinogene come la ruta siriana e la ninfea blu. La scoperta rappresenta la prima prova chimica che gli egiziani ingerissero tali sostanze, forse come parte di riti di fertilità.
La coppa, parte della collezione del Tampa Museum of Art, è stata esaminata da archeologi e chimici che hanno individuato residui organici indicativi di un mix complesso: oltre alle piante psicotrope, il recipiente conteneva un liquido fermentato a base di frutta, arricchito con pinoli, miele, liquirizia e persino fluidi corporei come latte materno e sangue. Gli studiosi ritengono che questa “pozione magica” fosse utilizzata in rituali volti a favorire la fertilità e alleviare l’ansia legata alla gravidanza.
L’uso di sostanze psicotrope nelle civiltà antiche
Questa scoperta arricchisce un crescente corpus di prove che dimostra come molte civiltà antiche conoscessero e usassero piante allucinogene, non solo per scopi religiosi, ma anche per finalità mediche e spirituali.
Mesoamerica: Le popolazioni precolombiane, come i Maya e gli Aztechi, usavano funghi psicotropi, il peyote e l’ayahuasca in cerimonie religiose per comunicare con gli dei e accedere a stati di coscienza superiori.
Grecia antica: Il mistero eleusino, uno dei riti religiosi più celebri, prevedeva il consumo del kykeon, una bevanda contenente probabilmente ergot, un fungo allucinogeno che cresce sulla segale.
Roma antica: Erbe come la mandragora e il giusquiamo erano utilizzate nei rituali e come anestetici in medicina.
Europa preistorica: Analisi di residui nei calderoni scandinavi indicano l’uso di funghi come l’amanita muscaria per scopi sciamanici.
India vedica: Il soma, citato nei testi sacri, era una bevanda rituale che si ritiene avesse proprietà allucinogene.
Dall’antichità alla modernità: un filo conduttore
La scoperta dell’uso di sostanze psicotrope nell’antichità trova un parallelo curioso nella cultura moderna, in particolare nel movimento della Beat Generation degli anni ’50 e ’60. Poeti e scrittori come Allen Ginsberg e Jack Kerouac promuovevano l’uso di sostanze psichedeliche come mezzo per “allargare l’area della coscienza”. Questo slogan potrebbe rispecchiare le motivazioni dei nostri antenati, che vedevano negli allucinogeni un ponte verso il divino, un sollievo dalle ansie o una soluzione ai problemi della vita quotidiana.
Un confronto tra passato e presente
Antico Egitto: L’uso della coppa Bes suggerisce che gli stati alterati di coscienza fossero integrati nei rituali di fertilità, con la fede in visioni divine come strumento per affrontare l’ansia della gravidanza.
Beat Generation: Le sostanze psichedeliche erano viste come un modo per superare le limitazioni mentali e spirituali, cercando nuovi livelli di consapevolezza e creatività.
Cultura e contesto
Mentre l’antichità associava questi stati alterati a riti comunitari e religiosi, la Beat Generation li interpretava come una forma di ribellione contro le convenzioni sociali. Entrambi, tuttavia, condividono l’idea che le sostanze psicotrope possano offrire un accesso privilegiato a una realtà ampliata, sia essa divina o esistenziale.
La scoperta della coppa Bes e delle sue implicazioni ci ricorda che, nel corso della storia, l’umanità ha sempre cercato modi per esplorare il mistero dell’esistenza, spesso spingendosi oltre i confini della percezione ordinaria.