Nella città di Nador, nel nord del Marocco è iniziato il primo processo contro 33 persone che hanno tentato di scavalcare la recinzione di confine con l’enclave spagnola di Melilla. Gli imputati, 29 dal Sudan e 4 dal Ciad, sono accusati di aver “facilitato e organizzato l’ingresso e l’uscita clandestina di stranieri da e verso il Marocco”. Sono anche accusati di “violenza e insulti” contro le guardie di frontiera marocchine e una “folla armata”. L’apertura del procedimento era stata più volte rinviata. Nel corso degli scontri le vittime accertate, secondo le autorità marocchine, sono state almeno 27, molte decine i feriti. Ma non risultano provvedimenti verso i militari autori della strage.
La mattina del 24 giugno circa duemila rifugiati provenienti dall’Africa subsahariana presero d’assalto il confine a Melilla, in Spagna. Le organizzazioni per i diritti umani di Spagna e Marocco contano invece 37 morti e circa 80 feriti, oltre 140 impiegati di frontiera colpiti. Oltre agli imputati, sono state arrestate altre 32 persone. La Procura della Repubblica accusa 28 di loro di tratta di esseri umani. Sono anche accusati aver rapito un agente di polizia marocchino e dato fuoco a una baraccopoli nel bosco. Secondo l’agenzia di stampa spagnola Efe alcuni degli imputati avrebbero confessato, ma il loro avvocato difensore ha detto che hanno ritrattato.
L’unica cosa certa è che non ci sono state indagini ufficiali né da parte spagnola né da parte marocchina sulla strage del 24 giugno. Le autorità marocchine hanno immediatamente seppellito le vittime in fosse comuni. L’Amdh, Associazione marocchina per i diritti umani a Nador, ha pubblicato sempre più video e foto che mostrano come la polizia di entrambe le parti abbia agito contro i rifugiati. Una foto mostra decine di feriti e morti sdraiati a terra, circondati dalla polizia per ore. Dai video si vede chiaramente che i funzionari spagnoli sparano gas lacrimogeni e respingono i rifugiati che avevano superato il triplo recinto che divide il confine.
Secondo il diritto internazionale i cosiddetti respingimenti sono illegali perché le persone colpite devono avere la possibilità di richiedere asilo. Ma nonostante le gravi accuse delle organizzazioni per i diritti umani, sia il governo di Rabat che la coalizione di sinistra a Madrid hanno elogiato l’azione intrapresa dalla polizia in entrambi i paesi. Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha affermato che le guardie di frontiera hanno svolto “un lavoro straordinario” nel respingere “un violento attacco all’integrità del nostro Paese”. Entrambe le nazioni accusano del traffico di migranti la “mafia”.
