L’arcipelago francese del Pacifico chiamato Nuova Caledonia è stato travolto da proteste violente dopo l’adozione di una riforma costituzionale da parte di Parigi, che ha indignato le forze indipendentiste. Le tensioni hanno raggiunto l’apice con la morte di tre giovani indigeni Kanak, secondo quanto riportato dalla polizia.
Le manifestazioni, iniziate pacificamente, sono degenerato in violenza lunedì sera con scontri armati contro le forze dell’ordine, incendi di veicoli e saccheggi di negozi, causando i peggiori disordini in Nuova Caledonia dagli anni ’80. In risposta, le autorità hanno dispiegato un ingente contingente di sicurezza, imposto il coprifuoco, vietato gli assembramenti pubblici e chiuso l’aeroporto principale.
L’Alto Commissariato della Repubblica francese in Nuova Caledonia ha riferito che sono stati effettuati oltre 130 arresti e numerosi rivoltosi sono stati portati davanti ai tribunali. Ha inoltre denunciato saccheggi diffusi e incendi dolosi che hanno colpito aziende, proprietà pubbliche e scuole, che resteranno chiuse fino a nuovo avviso.
Le violenze sono scoppiate durante il dibattito parlamentare su un disegno di legge volto ad aumentare il numero di elettori nelle elezioni provinciali, una mossa che i critici temono possa marginalizzare le popolazioni indigene. Dopo un dibattito acceso, l’Assemblea nazionale francese ha approvato la riforma con 351 voti favorevoli e 153 contrari.
Il presidente Emmanuel Macron ha fatto appello alla calma, esortando i rappresentanti locali a condannare la violenza e a riprendere le discussioni sul futuro del territorio. In una lettera, Macron ha sottolineato l’importanza della Francia nella regione del Pacifico, dove si confrontano influenze cinesi e statunitensi, ma dove la Francia mantiene una presenza strategica attraverso territori come la Nuova Caledonia e la Polinesia francese.
La Nuova Caledonia, situata tra Australia e Fiji, fa parte dei territori francesi rimasti nell’era postcoloniale. L’accordo di Noumea del 1998 ha promesso maggiore autonomia politica all’isola, ma i tre referendum tenuti finora hanno respinto l’indipendenza, pur mantenendo il sostegno tra gli indigeni Kanak.
Le liste elettorali della Nuova Caledonia non sono state aggiornate dal 1998, escludendo dal voto i residenti arrivati negli ultimi 25 anni. Il governo francese ha criticato questa situazione come “assurda”, mentre i separatisti temono che l’ampliamento delle liste elettorali possa favorire i politici filo-francesi.
Le proteste hanno assunto una svolta violenta lunedì sera, con giovani manifestanti mascherati che hanno bloccato le strade e affrontato la polizia. Circa 30 negozi e fabbriche sono stati incendiati nella capitale Noumea, dove sono state segnalate auto bruciate e resti di pneumatici in fiamme per le strade. I vigili del fuoco hanno ricevuto circa 1.500 chiamate durante la notte, intervenendo su 200 incendi.
Nonostante il coprifuoco imposto martedì, atti di vandalismo e saccheggi sono continuati. Un’importante rivolta carceraria è stata sedata dalle forze di sicurezza. Il primo ministro Gabriel Attal ha ribadito che la priorità del governo è ristabilire l’ordine e la calma.
Il leader indipendentista Daniel Goa ha condannato i saccheggi ma ha sottolineato la determinazione dei giovani a resistere al controllo francese. Sonia Backes, figura di spicco del campo non indipendentista, ha denunciato episodi di razzismo anti-bianco e la distruzione della casa di suo padre da parte dei manifestanti.