di GraziaMaria Baracchi
Affrontare il tema delle tecnologie digitali e delle inevitabili conseguenze dal loro uso costante, in particolare quali gli effetti sui minori, non vuol significare schierarsi a favore o contro ma conoscerne i principali rischi da valutare.
I “nativi digitali” che di digitale hanno solo la nomea di essere nati in un contesto sociale legato all’utilizzo del tecnologico, in tutti i settori del vivere quotidiano, si ritrovano ad essere vittime del sistema.
La facilità di accesso ai mezzi a disposizione ha sdoganato l’uso indiscriminato di computer, tablet, smartphone ecc… ; per accedere ad Internet non vi è l’obbligo di un periodo d’istruzione e nessun limite di età che all’opposto per molti strumenti tecnologici meccanici, elettrici o elettronici complessi è previsto.
La società in cui viviamo ci impone ritmi estenuanti e i bambini spesso mal si incastrano nei nostri programmi con i loro tempi, le loro esigenze, le loro richieste d’attenzione. Ecco dunque che arriva il giocattolo miracoloso che intrattiene e istruisce. Abbatte ogni ostacolo, è un passepartout, una chiave universale per l’intrattenimento. Ecco il video game il “coltellino svizzero” come lo chiama il neuroscienziato Manfred Spitzer che mette in guardia dai rischi dell’uso delle tecnologie, soprattutto in età evolutiva.
L’errata convinzione che i mezzi digitali siano indispensabili per la crescita e l’apprendimento dei bambini, nonché il desiderio di dare il meglio ai nostri figli, ha portato negli ultimi tempi ad un notevole abbassamento dell’età a cui si iniziano a utilizzare.
I genitori, gli educatori non devono sottovalutare od ignorare questa realtà sociale che sta assumendo una dimensione emergenziale. Auspico che nei ruoli di responsabilità politica si possano finalmente vedere anche persone sensibili e attente al benessere dei bambini, magari capaci di legiferare in materia di pubblicità, di accesso ad internet, di wi-fi nelle scuole, di classificazione di videogiochi e tanto altro ancora.
Ciascuno di noi nel proprio sviluppo personale emotivo, relazionale, familiare si trova ad interagire e gestire una notevole quantità di informazioni digitali; se fatto con regolare frequenza ed in modo prolungato, si hanno impatti sulla salute in particolare quella dei più giovani.
Singolare è sapere che Steve Jobs che è stato il creatore di Apple non permetteva alle figlie adolescenti l’uso di Iphone e di Ipad ma anche Bill Gates fondatore di Microsoft non ha dato ai ragazzi il cellulare prima dei 14 anni e prima dei 16 niente schermi in camera da letto e c’è altresì da interrogarsi del perchè tutti i manager della Silicon Valley mandano i loro figli nelle scuole dove non si studia sui tablet.
Una possibile, ma parziale, risposta la si può riscontrare nel pensiero di illustri pedagoghi i quali sostengono che le fiabe sono un nutrimento per la vita psichica superiore del bambino. Si può sostenere che il bambino affronta l’esperienza del racconto in modo totale e ritrova entro di sé, nella sua organizzazione interiore, le esperienze che fa nell’ascoltarle.
La stessa fiaba, però, narrata senza coinvolgere la vita interiore del bambino, diventa per lui “indigeribile”, danneggiando profondamente, con immagini rigide e colte solo con gli occhi fisici, quel dimenticare fisiologico che consente alla fiaba di raggiungere la sua interiorità profonda.
I rischi da valutare nell’uso delle tecnologie digitali sono diversi e l’Osservatorio Nazionale Adolescenza ne ha riportato un’elencazione. I più comuni sono l’assunzione di una corretta posizione fisica nell’utilizzo di un computer come i tempi di permanenza di fronte al monitor e lo stress acustico da cuffie ma ben altre sono le patologie da prevenire.
Il Vamping: tendenza dei ragazzi a navigare su Internet durante la notte e rimanere spesso svegli fino all’alba per comunicare con i coetanei via chat digitali;
il Fomo: disagio ossessivo compulsivo che deriva dalla paura di rimanere “tagliati fuori” e obbliga a stare sempre connessi;
il Like Addiction: per oltre tre adolescenti su dieci è importante il numero di like ricevuti: tanti like accrescono l’autostima, pochi like condizionano negativamente l’umore e l’autostima;
la Nomofobia (no-mobile-phone): paura- terrore di rimanere senza telefono o senza connessione ad Internet;
il Narcisismo digitale: tendenza che porta ad eccedere con i selfie e la loro pubblicazione sui social media;
il Challenge o sfide social: racchiudono tutte quelle catene (tipo catena di Sant’Antonio) che nascono sui social network in cui si viene nominati o chiamati da altri a partecipare attraverso un messaggio o una segnalazione (tag);
la Hikikomori/Neet: patologia che coinvolge milioni di giovani che si autorecludono, rimanendo in contatto con il mondo solo attraverso la rete. (la massima percentuale è registrata in Giappone).
Un principio fondamentale che vede l’utilizzo di specifici strumenti pedagogici e didattici è il rispetto della maturazione dell’individuo; dobbiamo fornire all’individuo in crescita ciò che effettivamente serve alle sue possibilità, rispettando il delicato equilibrio che caratterizza ogni fascia d’età.
Per riuscire che ciò accada, è imprescindibile che bambini, bambine ed adolescenti possano accedere in sicurezza sia negli ambienti domestici che in quelli pubblici ad essi dedicati e che vi siano investimenti concreti in quelle politiche e in quei programmi che supportano il loro accesso. In mancanza di ciò, le possibilità di esposizione a varie forme di discriminazione aumenteranno.
GraziaMaria Baracchi
