giovedì, Settembre 19, 2024
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Terrore e abbandono: la tragedia silenziosa di Mafa in Nigeria

La regione nord-orientale della Nigeria è una delle aree più colpite dal terrorismo islamico di Boko Haram e del suo gruppo scissionista, l’ISWAP (Provincia dell’Africa Occidentale dello Stato Islamico). Gli abitanti del villaggio di Mafa, nello stato di Yobe, hanno vissuto anni di tensione, tra continue minacce e incursioni mortali. Questa volta, però, le conseguenze sono state catastrofiche.

A fine luglio, dopo che i combattenti di Boko Haram avevano lanciato nuove minacce, gli abitanti di Mafa furono costretti ad abbandonare le proprie case per salvarsi. Questo gruppo estremista, attivo da oltre un decennio nella regione, ha già ucciso decine di migliaia di persone tra Nigeria, Camerun e Niger.

Gli abitanti di Mafa, in preda al terrore, si rifugiarono nella città vicina di Babban Gida. Tuttavia, nonostante la situazione di pericolo, un funzionario locale li rassicurò che era sicuro tornare, secondo quanto riportato dal capo del villaggio, Mai-Bano Kanembu.

Dopo aver ricevuto tali rassicurazioni, gli abitanti decisero di rientrare nelle loro case. Ma quel ritorno si rivelò tragico. Domenica scorsa, un gruppo armato di ISWAP attaccò il villaggio, uccidendo decine di persone, in prevalenza uomini e ragazzi. I combattenti diedero fuoco a Mafa, riducendo tutto in cenere.

Almeno 170 persone furono uccise, con altre ancora disperse. Gli aggressori lasciarono una dichiarazione, accusando gli abitanti di aver collaborato con le autorità e giustificando così il massacro.

La violenza di Boko Haram e dell’ISWAP non è una novità. L’anno scorso, ISWAP fu responsabile di tre dei venti attacchi terroristici più letali al mondo, secondo il Global Terrorism Index.

Questo attacco a Mafa supera però per brutalità e numero di vittime molti di quelli precedenti, alimentando la paura tra le popolazioni locali. L’attacco arriva dopo una strage simile avvenuta nel Burkina Faso, dove un altro gruppo estremista ha ucciso fino a 400 persone ad agosto.

Photo AMISOM Public Information CC0 1.0

Lunedì e martedì, i sopravvissuti tornarono a Mafa per recuperare i corpi dei loro cari e valutare i danni. La scena era apocalittica: ogni edificio del villaggio era stato ridotto in cenere, i cadaveri circondavano la moschea e le famiglie erano distrutte, emotivamente e fisicamente.

Settimane prima, gli abitanti erano stati forzati a pagare tributi agli estremisti, ma la situazione era cambiata quando i vigilanti locali iniziarono a uccidere i membri di Boko Haram. Questo provocò l’attacco come rappresaglia.

Molti sopravvissuti hanno accusato il governo di averli costretti a tornare in un’area insicura, con l’intento di dare l’impressione che la situazione si stesse normalizzando.

Questo è stato un problema crescente in Nigeria, dove i campi per sfollati interni sono stati chiusi, costringendo le persone a rientrare in aree ancora dominate dal terrore. Le autorità, però, negano di aver ordinato il ritorno, sostenendo che gli abitanti tornarono di loro spontanea volontà.

L’attacco a Mafa è solo l’ultimo capitolo di un conflitto che sembra non avere fine. Le popolazioni civili, intrappolate tra il governo e i gruppi estremisti, continuano a subire le conseguenze di un terrorismo che ha radici profonde e che non accenna a fermarsi.

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