Gli ex lavoratori delle miniere vivono in grave indigenza e affrontano difficoltà persino nel coprire le spese funerarie, mentre il governo ritira miliardi di sterline dai loro fondi pensionistici. Questa critica arriva nel quarantesimo anniversario degli storici scioperi dei minatori contro il governo conservatore di Margaret Tatcher.
La campagna National Mineworkers Pension ha rivelato che l’ex primo ministro Boris Johnson non ha mantenuto la promessa fatta nel 2019 di eliminare l’accordo che consente al governo di appropriarsi del 50% dei surplus del fondo pensione dei minatori, assicurando in cambio che il valore del fondo non si riducesse.
Un’indagine del 2021 condotta dal comitato del Dipartimento per le imprese, l’energia e la strategia industriale ha suggerito la fine di questo accordo, stabilito nel 1994 senza un adeguato coinvolgimento del Sindacato nazionale dei minatori, criticando la continuazione dell’accordo come contraria agli obiettivi di riduzione delle disuguaglianze sociali e di supporto alle comunità svantaggiate promossi dal governo.
Nonostante le raccomandazioni del rapporto, il governo non ha intrapreso azioni, lasciando gli attivisti a lamentare lo sfruttamento delle loro pensioni che ha portato molti ex minatori alla povertà.
Secondo Charles Chiverton, portavoce della campagna, circa 4,2 miliardi di sterline sono stati prelevati dal fondo pensionistico, risorse che avrebbero potuto migliorare significativamente la vita degli ex minatori e delle loro famiglie. Alcuni stimano perdite fino a 10 miliardi di sterline.
Molti ex minatori ricevono pensioni esigue, con un quinto di essi che percepisce solamente 10 sterline a settimana e la maggior parte non oltre le 50 sterline settimanali.
Chiverton ha sottolineato l’ingiustizia subita dai minatori, molti dei quali hanno lavorato per decenni, specialmente durante gli scioperi del 1984 tentando di salvaguardare i propri posti di lavoro, ora costretti a vivere in estrema povertà.
Al momento della sua creazione, il fondo pensionistico contava oltre 300.000 iscritti, ma oggi sono rimasti in 115.000, con circa 7.000 ex minatori e vedove che scompaiono ogni anno. La loro causa ha ricevuto supporto bipartisan, inclusa l’attenzione del deputato di Ashfield, Lee Anderson, che ha sollecitato un accordo più equo per i minatori con il governo.
Gli attivisti lamentano la mancanza di trasparenza e partecipazione nella gestione del fondo, privi di potere decisionale su un programma che influenza direttamente le loro vite.
Chiverton critica aspramente l’approccio del governo conservatore, paragonandolo alla gestione di Margaret Thatcher, accusandolo di privare i minatori non solo del lavoro e delle comunità, ma anche delle pensioni e della dignità.
L’eredità degli scioperi e delle conseguenze sociali è ancora vivamente sentita nelle comunità minerarie, ora segnate da povertà, droga e criminalità.
Un portavoce del Dipartimento per la Sicurezza Energetica e Net Zero ha risposto sottolineando l’impegno a proteggere le pensioni dei minatori e a cercare un equilibrio tra i beneficiari del piano e i contribuenti, evidenziando che i membri del piano hanno ricevuto pagamenti superiori del 33% rispetto alla pensione garantita, grazie ai surplus e ai bonus accumulati.