giovedì, Settembre 12, 2024
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Un Paese vigliacco e il caso Cospito

Continuiamo a parlare tutti i giorni del caso Cospito, il “cattivo” per eccellenza, il “nemico dello Stato” numero uno, perchè non ci rassegniamo a vivere in uno Stato che si fa scorrere i suoi problemi sulla pelle, sperando che con la morte di Alfredo Cospito l’attenzione sulla vicenda vada pian piano scemando fino a esaurirsi del tutto.

Cospito non deve stare al 41 bis proprio per la natura del suo reato. Questo è il fondamento della questione. Dopodichè resta il problema del 41 bis per tutti gli altri e questa è una vicenda che viene amplificata con grande disagio dell’opinione pubblica. Anzi, oggi si è aggiunto l’ex magistrato Gherardo Colombo a chiarire come il caso Cospito abbia complicato il problema.

“Se non fosse scoppiato il caso Cospito”, ha dichiarato Colombo a La 7, “sarebbe stato più facile modificare l’articolo 41 bis”. Quindi che esista un caso 41 bis a parte Cospito è chiaro a tutti, come è chiaro che i politici e i magistrati avrebbero preferito riparare alle numerose condanne dell’Unione Europea contro l’Italia per la norma carceraria del 41 bis lontani dai riflettori della stampa.

Al tempo stesso esiste un caso 41 bis perchè esiste un caso Cospito. E questo è altrettanto chiaro: piaccia o meno, lo sciopero della fame del terrorista è riuscito a spostare l’attenzione dal suo singolo caso alla questione più generale di una norma di tortura che da eccezionale è diventata normale anche per i reati per cui non era stata prevista.

Sarebbe buffo se non fosse tragico. Il messaggio che ne esce fuori è il seguente: risolveremmo il caso Cospito se non ci avesse costretto a parlare del 41 bis come risolveremmo il caso del 41 bis se non ci costringesse a risolvere il caso di Cospito. Il risultato: non si affronta nè il caso Cospito nè il caso 41 bis. Questa è l’Italia attuale, con il suo codazzo di servi del regime pronti a sposare questo approccio.

Della vita di Cospito non importa molto a nessuno, questo è l’elemento fondamentale del caso Cospito. Il dibattito in parlamento, polarizzato dalla scontro Donzelli d’Italia e Pd (che dicono Schlein e Bonaccini su Cospito?) è riuscito alla fine a non parlare di Cospito ma di Pd e Fdi.

La vigliaccheria, ci dice la Treccani, è l’azione, il comportamento di chi sopraffà, insulta o danneggia altri con sfacciata protervia, nella fiducia o sicurezza di restare impunito. E la certezza di restare impuniti nel caso Cospito è totale: sottrarre il rischio di morte dal corpo di Cospito togliendogli il corpo ed elevandolo a simbolo è un’operazione che impedisce di vedere un essere umano che muore.

E’ l’applicazione speculare del principio dei terroristi: elevare a simbolo una persona, deprivandola della sua natura umana, rende lecito, agli occhi degli assassini, l’omicidio in nome di una ragione assolutista, che sia dello stato o di uno sparuto gruppo di lottarmatisti.

La fine si avvicina ogni giorno di più. Quella di Cospito ma non solo. La fine dell’interpretazione del diritto in chiave di tutela e non di vendetta. Fateci caso: non una sola voce si è levata in Parlamento per chiedere almeno un approccio umanitario alla vicenda di Cospito, quello minimo, la base della convivenza civile. La base della differenza tra noi e Cospito.

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