Gli Stati Uniti si confermano tra i Paesi OCSE con i livelli più elevati di disuguaglianza del reddito e povertà. Questo problema non è recente, ma ha subito un’escalation a partire dagli anni ’70, ponendo interrogativi urgenti sul futuro della coesione sociale e sulla capacità di crescita inclusiva dell’economia statunitense.
La radiografia delle disuguaglianze
Secondo il rapporto OCSE, l’indice di Gini, utilizzato per misurare le disuguaglianze, ha registrato un aumento costante nelle ultime cinque decadi. Gli Stati Uniti si posizionano tra i quattro Paesi OCSE con le peggiori disparità, insieme a Messico, Cile e Turchia. Il 20% più ricco della popolazione detiene oggi il 58% del reddito totale, mentre il 20% più povero si accontenta di meno del 5%.
Un dato ancora più emblematico riguarda l’1% più ricco: la sua quota di reddito è passata dal 9% degli anni ’70 al 16% attuale. Questo significa che la concentrazione della ricchezza ha superato livelli storicamente preoccupanti, rendendo gli Stati Uniti uno dei Paesi più polarizzati economicamente all’interno dell’OCSE.
Povertà e reddito disponibile
La povertà relativa colpisce circa il 17,8% della popolazione, un dato che pone gli Stati Uniti al secondo posto dopo Israele. In numeri assoluti, questo equivale a più di 55 milioni di persone che vivono con meno del 60% del reddito mediano nazionale, una soglia che definisce la povertà relativa.
La situazione è aggravata da un sistema di welfare che redistribuisce meno rispetto agli altri Paesi OCSE. I trasferimenti sociali riducono la disuguaglianza solo del 18% negli Stati Uniti, contro una media OCSE del 26%. I programmi di assistenza sono frammentati e mirati a gruppi specifici, lasciando ampie fasce di popolazione a basso reddito senza adeguato supporto.
Disuguaglianze intergenerazionali
Un ulteriore indicatore critico è la mobilità sociale intergenerazionale. Negli Stati Uniti, il reddito dei figli è strettamente legato a quello dei genitori: il Paese si trova tra gli ultimi per opportunità di miglioramento economico da una generazione all’altra. Un figlio nato in una famiglia appartenente al 20% più povero ha solo il 7,5% di possibilità di raggiungere il 20% più ricco nel corso della sua vita, contro una media OCSE del 12%.
Lavoro e disuguaglianze salariali
Le disuguaglianze si riflettono anche nel mercato del lavoro. Mentre la disoccupazione è bassa, la polarizzazione salariale è alta: il 10% dei lavoratori con i salari più alti guadagna oltre 13 volte rispetto al 10% con i salari più bassi. Inoltre, il salario minimo federale, fermo a 7,25 dollari l’ora dal 2009, non tiene il passo con l’inflazione, contribuendo a mantenere milioni di lavoratori sotto la soglia di povertà.
Un sistema educativo iniquo
Le disuguaglianze economiche si intrecciano con quelle educative. Gli studenti provenienti da famiglie a basso reddito hanno meno probabilità di accedere a scuole di qualità, perpetuando il ciclo della povertà. Negli Stati Uniti, il finanziamento scolastico dipende in gran parte dalle tasse locali, penalizzando le aree più povere e creando divari significativi nelle opportunità educative.
Un costo sociale insostenibile
Le disparità economiche negli Stati Uniti non solo compromettono la coesione sociale, ma rischiano di frenare la crescita economica nel lungo termine. Il rapporto OCSE lancia un chiaro avvertimento: senza politiche mirate a ridurre queste disuguaglianze, il divario tra ricchi e poveri continuerà a crescere, con effetti devastanti per il tessuto sociale del Paese.
Le politiche suggerite da OCSE
Per affrontare queste sfide, il rapporto propone un piano di riforme strutturali in tre aree chiave:
Istruzione: Rafforzare l’accesso a un’istruzione di qualità per studenti svantaggiati è essenziale per migliorare la mobilità sociale. Si suggerisce di uniformare i finanziamenti scolastici a livello statale, riducendo la dipendenza dalle tasse locali, e di incentivare l’impiego di insegnanti qualificati nelle scuole meno abbienti.
Sistema fiscale: Sebbene il sistema fiscale federale sia relativamente progressivo, la sua efficacia è limitata da esenzioni fiscali che favoriscono i redditi alti, come le agevolazioni per i capital gain. Una riduzione di queste disparità potrebbe includere l’eliminazione di vantaggi fiscali non giustificati e una tassazione più equa per tutti i tipi di reddito.
Trasferimenti sociali: Il sistema di trasferimenti americani, con 82 programmi distinti, risulta frammentato e inefficiente. Una semplificazione, come l’introduzione di un programma universale simile al modello britannico del “credito universale,” potrebbe aumentare l’accesso e ridurre i costi amministrativi.