mercoledì, Settembre 25, 2024
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Stellantis in crisi: sciopero il 18 ottobre, a rischio 200mila posti

Il prossimo 18 ottobre segnerà una tappa cruciale per il futuro del settore automobilistico in Italia. Gli operai di Stellantis, insieme ai sindacati Fim, Fiom e Uilm, scenderanno in piazza a Roma per uno sciopero di otto ore, con l’obiettivo di lanciare un messaggio chiaro al governo italiano, all’Unione Europea e alla dirigenza della multinazionale: la crisi del settore automotive è ormai insostenibile, e servono risposte urgenti per salvaguardare l’occupazione e il futuro industriale del Paese.

Il comparto automobilistico in Italia è da tempo in una situazione di difficoltà, ma le tensioni si sono intensificate negli ultimi mesi. Stellantis, il colosso nato dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e il gruppo francese PSA, si trova a dover affrontare un drastico calo della produzione e della domanda, soprattutto in Europa. I lavoratori di Stellantis e delle aziende dell’indotto sono preoccupati non solo per il presente, ma anche per il futuro, dato che le incertezze legate alla transizione verso l’auto elettrica stanno aggravando la situazione.

Le difficoltà non riguardano solo l’Italia: in tutta Europa, il settore automobilistico è sotto pressione. In Germania, Volkswagen sta vivendo un momento di grave crisi, con tagli alla produzione e licenziamenti in diversi impianti. Anche in Belgio si registrano problemi simili, con numerose fabbriche costrette a riorganizzare o a ridurre drasticamente la produzione. Questa situazione rischia di scatenare un “terremoto” industriale a livello continentale, con effetti devastanti su occupazione e PIL. In Italia, il settore automotive rappresenta l’11% del prodotto interno lordo, e una crisi prolungata avrebbe conseguenze economiche e sociali disastrose.

In Italia, Stellantis è uno dei principali datori di lavoro, con stabilimenti importanti come quelli di Melfi, Cassino, Pomigliano e Mirafiori, che però stanno vivendo una situazione sempre più precaria. Nel sito di Melfi, in Basilicata, ad esempio, la produzione è stata ridotta, con frequenti ricorsi alla cassa integrazione. Il piano industriale di Stellantis prevede la transizione alla produzione di veicoli elettrici, ma i lavoratori temono che questa trasformazione non avverrà in modo rapido o solido, e che molti posti di lavoro possano andare persi prima ancora che il passaggio sia completato.

Secondo i sindacati, senza interventi tempestivi e strategici, oltre 200mila posti di lavoro potrebbero essere a rischio, non solo tra i dipendenti diretti di Stellantis, ma anche nelle aziende della componentistica, che forniscono parti essenziali per l’industria automobilistica. La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che l’intero indotto è strettamente legato alle dinamiche produttive delle grandi case automobilistiche. Se Stellantis riduce la produzione, le aziende fornitrici rischiano di non sopravvivere.

” Usine Stellantis d’Hordain – atelier Montage (36) ” di Ottaviani Serge è distribuito con licenza CC BY-SA 4.0 .

Le richieste dei sindacati e il rI sindacati Fim, Fiom e Uilm, promotori dello sciopero del 18 ottobre, chiedono al governo italiano e alla Commissione Europea un intervento rapido e concreto per evitare il collasso dell’industria. “La situazione diventa sempre più critica. In assenza di una netta inversione di rotta, rischiamo di compromettere irrimediabilmente la prospettiva industriale e occupazionale del settore”, hanno dichiarato i segretari generali Michele De Palma, Rocco Palombella e Ferdinando Uliano.

Le richieste dei sindacati sono chiare: serve una strategia industriale di lungo termine che includa investimenti massicci nella produzione di veicoli elettrici, ma anche un sostegno alle aziende della componentistica, che stanno subendo gravi difficoltà. È necessario, affermano, un impegno concreto da parte di Stellantis per garantire il futuro degli stabilimenti italiani, ma anche un intervento da parte del governo Meloni, che finora, secondo i sindacati, non ha dato risposte sufficienti.

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha più volte ribadito la necessità di un confronto serrato con Stellantis per trovare soluzioni che salvaguardino l’occupazione e rilancino il settore. Urso ha inoltre sottolineato come l’incertezza attuale, legata anche alla crisi internazionale del settore automobilistico, non possa prolungarsi fino al 2026, anno in cui è prevista la revisione delle norme europee sulle emissioni di CO2 per i veicoli leggeri. Secondo Urso, sarebbe necessario anticipare la revisione delle politiche a partire dal 2025, per dare maggiori certezze a imprese e lavoratori.

La crisi di Stellantis si inserisce in un contesto europeo più ampio, dove l’industria automobilistica è sotto pressione a causa della transizione verso l’elettrico. L’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2035, il che implica il passaggio completo alla produzione di veicoli elettrici. Tuttavia, questa transizione richiede ingenti investimenti, non solo da parte delle case automobilistiche, ma anche da parte dei governi, per sostenere l’innovazione e creare infrastrutture adeguate, come una rete capillare di punti di ricarica.

Mentre l’Europa si trova a dover affrontare queste sfide, gli Stati Uniti e la Cina stanno avanzando rapidamente. Il governo americano ha varato piani di incentivi massicci per l’industria automobilistica elettrica, destinando miliardi di dollari al settore. La Cina, dal canto suo, è già il leader mondiale nella produzione di veicoli elettrici, con una filiera industriale completa che va dalla produzione delle batterie fino all’assemblaggio dei veicoli. L’Europa, invece, rischia di rimanere indietro, se non riuscirà a competere su questi fronti.

Lo sciopero del 18 ottobre sarà un momento chiave per il settore automobilistico italiano e per il futuro di Stellantis in Europa. I lavoratori, insieme ai sindacati, chiedono un piano strategico che metta al centro l’occupazione, la sostenibilità industriale e la transizione ecologica. La crisi che sta colpendo Stellantis non è solo un problema italiano, ma una questione europea, che richiede una risposta coordinata tra governi, aziende e istituzioni internazionali. Senza un intervento deciso, il rischio è che l’industria automobilistica europea possa perdere il suo ruolo di leader globale, con conseguenze devastanti per l’economia e l’occupazione.

” Usine Stellantis d’Hordain – atelier Montage (19) ” di Ottaviani Serge è distribuito con licenza CC BY-SA 4.0 .
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