lunedì, Giugno 24, 2024
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L’insostenibile leggerezza della dialettica del reel in politica

Vedendo la televisione per lavoro, seguivo le Europee e i dibattiti relativi, saltando sui sette canali principali, ho avuto difficoltà a capire le parole. Proprio il senso. Mi capita anche con molti umani di persona, a essere sincero, ma in quel caso almeno non devo riportare il loro pensiero.

Seguo soprattutto i social, dove da qualche tempo vanno molto i reel, che significa letteralmente bobina. Infatti si riavvolge come una bobina, un video di pochi secondi, raramente più di un minuto, che una volta finito ricomincia da capo, a loop.

E’ privo di presentazione, parte da solo, è ipnotico, ti distrai e lo guardi. Riconosci il personaggio, vanno molto quelli di gol spettacolari o pezzi di film, cani e gatti, fessi qualsiasi come te e me che mostrano qualcosa, e tu entri nel filo di un discorso a secco. Ti distrae mentre aspetti l’autobus, in linea di massima non te ne può fregare di meno di quello che vedi, a meno che tu non abbia una seria patologia.

Il dibattito politico televisivo, per una volta lasciamo da parte le urla e le interruzioni, segue la stessa logica del reel. Di botto, senza senso, come gli sceneggiatori di Boris. Ma il problema è che effettivamente ci sono telespettatori indecisi, quelli che potrebbero votare sia Pd che Fratelli d’Italia di botto, senza senso, per qualcosa d’imponderabile che hanno percepito dal reel televisivo.

Come nei reel non c’è discorso che duri più di un minuto, sia del politico che del giornalista, afferri dei brani, t’impressiona un particolare, come il cane che protegge il bimbo piccolo mentre dorme e dici “che carino” e poi con quell’ultima impressione negli occhi lo voti. Il cane.

Nessuno snobismo o stupore, va così, ma linguisticamente è interessante. Per esempio quando leggi un libro o guardi una serie tv entri di colpo nella vita di una o più persone. Però poi vai avanti, sei incuriosito da cosa faranno, da come s’intrecceranno gli avvenimenti e svilupperanno i caratteri. Nel reel invece non c’è bisogno di sviluppo e tantomeno di conclusione. E questa è la politica italiana.

I colleghi che frequentano i luoghi della politica lo sanno bene. Che tu abbia il vecchio taccuino, succede, un registratore o una videocamera, il politico ha pronta la sua dichiarazione di 30/40 secondi, perchè sa che non gliene concederà di più il telegiornale. Incassi quella, torni in redazione e hai quello che ti serve per farci girare intorno qualche altra riga.

Quando non rispondono alle domande non è soltanto per imbarazzo su alcuni argomenti, che pure è un altro problema, ma perchè proprio non hanno preparato altro, loro o i loro uffici stampa. Il circuito industriale dell’informazione non prevede un tempo maggiore, l’asserzione sostituisce la spiegazione.

Sono ragionamenti che meriterebbero uno sviluppo meno superficiale di queste righe. Ma negli anni, con l’accelerazione della cultura digitale, significato e senso delle frasi hanno subito trasformazioni logiche che si riflettono sia in entrata che in uscita nei nostri più o meno brillanti cervelletti.

Un esempio è il copy and paste dei pc con cui tutto è cominciato. Prima chi scriveva buttava interi fogli, oggi non si butta via niente, un intero paragrafo può essere inserito dopo, e la mente ha ridotto lo spazio di contenimento per lo sviluppo di una narrazione, quello che ti sfugge lo recuperi dopo. Un processo che ha modificato la struttura mentale e la logica del discorso.

Poi ha preso il sopravvento il linguaggio televisivo, molti illustri autori si sono dedicati alle serie tv, ritenendo che potessero unire il colto e il popolare sostituendo l’immagine alla parola. Esistono molti tipi di montaggio, da quello narrativo a quello ellittico passando per quello alternato e quello connotativo e molti altri.

Ma non sono tecnicismi, sono linguaggi finalizzati alla creazione di significati. Come il copy and paste, hanno provocato la mutazione dell’approccio alla comprensione, la mente capisce vedendo, prima ancora di elaborare con parole il senso. Taglio, scarto.

Ed eccoci ai reel, per brevità di testo e non annoiarvi ulteriormente con altri esempi, dove non c’è più bisogno nemmeno del contesto. Evoca un ricordo, attrae con l’estetica, non ha bisogno dello sviluppo logico. E influenza anche il discorso, nel caso di cui stiamo palrando quello politico.

Adesso dobbiamo fare i conti con l’Intelligenza Artificiale e i concetti di vero e falso che costituiscono, non nel futuro ma nel presente, la caduta dell’approccio etico a vero e falso, la sostituzione della logica con la necessità e l’intenzione. Però possiamo rassicurarci, perchè da questo la politica italiana, nonostante i primi passi verso quella direzione, per molto tempo ancora sarà immune. Cioè sia dall’intelligenza artificiale che da quella naturale.

“37 reels” by zhov is licensed under CC BY-SA 2.0.
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