lunedì, Luglio 1, 2024
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Contro i rincoglioniti anche gli dei sono impotenti

Per quale motivo nell’era dell’Intelligenza Artificiale, delle macchine senza guidatore, dei neurochip che possono ridare la speranza di camminare, delle cure che allungano la vita nonostante il cancro, il mondo dovrebbe essere affidato a due vecchi rincoglioniti come Trump e Biden?

Metti da parte le differenze politiche e umane, abissali tra i due. Uno è un golpista e bugiardo conclamato l’altro l’ultimo baluardo verso la prospettiva di uno stato sociale Usa. Facciamo finta che entrambi rappresentino il bene, per ipotesi: si tratterebbe del bene di un mondo che non c’è quasi più.

La politica negli Usa, e non solo, è un mestiere slegato dalla competenza in una materia, da molto tempo prima che in Italia. L’operaio che diventa deputato, il magistrato che alla toga preferisce la politica, l’ingegnere che mette la sua esperienza al servizio della comunità, tutte queste figure non esistono quasi più per niente.

Semmai c’è l’attore, il blogger, la stellina o lo stellino che funzionano sui like dei social ad attrarre voti, ma mai in posizioni apicali, negli Usa. Il massimo è stato Arnold Schwarzenegger, governatore della California, Stato in cui le droghe leggere sono consentite dalla legge. Forse ha un futuro George Clooney, ma non in tutti gli Usa si può fumare liberamente.

Nel frattempo, in studi e laboratori dove le intelligenze artificiali prendono ormai in giro i loro creatori con canzonette triviali inserite astutamente nel database dal ristoratore romano “Checco allo Scapicollo”, ci sono quelli che una volta chiamavamo gli “inventori”. Cioè quei tizi, ricercatori con capoccioni enormi, metaforicamente, che stanno cambiando persino il nostro modo di andare in bagno, infliggendoti anche la diagnosi insieme al triste spettacolo dei tuoi rifiuti.

Tra architetti verticali, ingegneri molecolari, biologi quadridimensionali, transenzienti al verde totale, non si riesce a trovare uno che applichi un briciolo del suo prodigioso sapere alla politica. Se ci va bene esce un’Ocasio-Cortez col vestito Tax the Rich, se va male Sarah Palin che spara agli orsi in Alaska.

Torniamo alla domanda iniziale. Com’è possibile che mentre il mondo cambia a gran velocità i suoi leader attuali erano già vecchi, almeno politicamente, nel secolo scorso? Donald Trump 77 anni, Joe Biden 82 anni, Luiz Inácio Lula da Silva 78 anni, Narendra Modi, 73 anni, Vladimir Putin 70 anni, Xi Jinping 69 anni, e via dicendo.

La vecchia classe politica ha dimostrato di non saper dare risposte a quesiti urgenti per la sopravvivenza del pianeta come la questione climatica e la democrazia informatica. I giovani non hanno quasi alcun ruolo e soltanto una labile rappresentanza politica nel mondo. Uno studio del politologo svedese Aksel Sundström dimostra che i giovani adulti, di età pari o inferiore a 35 anni, costituiscono solo il 10% di tutti i parlamentari a livello globale e il 3% di tutti i membri dei governi.

La saggezza, forse, è un elemento che porta il mondo della finanza a scegliere come interfaccia politica persone che non prendono decisioni su impulsive assurdità come la giustizia sociale e la democrazia. Ma le campagne elettorali sono ormai finanziariamente al di fuori delle tasche dei partiti e sono i finanziatori a decidere su chi investire, come alle corse dei cavalli.

Un circolo vizioso che porta all’allontanamento dei giovani che o non vanno proprio a votare o tantomeno ritengono di mischiarsi con chi non li rappresenta come i partiti. Sta di fatto che nè i giovani nè le eccellenze del pensiero dei laboratori dell’AI sono rappresentati o partecipano in alcun modo a un sistema politico che poi sfrutta le loro scoperte. Quasi sempre per far del male a qualcun altro, ma questo è un altro discorso. O forse no.

Paradossalmente l’Europa ha qualche carta in più da giocare come età media dei suoi leader, anche se come capacità di “problem solving” siamo al punto di partenza. E’ probabile infatti che non esista un’età giusta per governare, ma staremmo tutti più tranquilli con qualcuno che per le sue decisioni non si avvalesse della consulenza di amici immaginari.

Il nodo, che rischia di riproporsi per una altro decennio, è proprio questo: spezzare la barriera che avvolge oggi il mondo della ricerca, visto che quello umanistico sembra in ferie da decenni, per immettere energia nuova nella politica. Le menti ci sono, se riesci a far ricamminare un corpo dato per spacciato probabilmente saprai anche a chi rivolgerti per costruire un ponte sostenibile.

C’è una massa di persone 30/40/50enni che ha qualcosa da dire e da fare. In Italia e nel mondo. Magari male, sperimentando, cascando, con modelli sociali lontani da quelli di anni ormai passati. Ma è meglio risolvere con strumenti nuovi nuovi problemi che continuare ad avvitarsi in quelli vecchi con metodi vecchi.

Inoltre l’intera economia mondiale è ormai frutto delle ricerche e dell’esperienza di questi signori che l’intelligenza sono costretti a usarla per lavoro. L’AI è il presente, non il futuro, le quotazioni in borsa stratosferiche delle aziende impegnate in questo settore in maniera molto materialistica ci dicono dove sta andando il mondo.

Gli stessi scienziati d’altronde, si pongono e ci pongono problemi etici su che cosa dobbiamo fare con i nuovi strumenti,. come usarli, come normarli, come confrontarci con loro. E a loro volta nessuno gli risponde, perchè la classe politica mondiale è impreparata ad accettare qualsiasi nuovo scoperta che non distrugga la vita di milioni di persone.

C’è chi poi affiderebbe il comando direttamente alle macchine di AI, si sa che c’è sempre qualcuno che esagera. Ma non è un mistero che in alcuni gangli vitali della società, come la giustizia amministrativa per esempio, sono già in sperimentazione decisioni prese con l’AI. Perchè quindi non immettere direttamente i programmatori nel sistema politico?

Può sembrare una provocazione ma non lo è. Il mondo ha bisogno mai come adesso di un cambiamento, di una fuoriuscita dal paradigma delle guerre, di una riscossa dalla povertà e dal degrado sociale. E la certezza è che tanti vecchi e stimati ottantenni oggi al comando non hanno più gli strumenti per affrontare questa sfida.

PS La frase del titolo è rubata a Friedrich Schiller, ma da qualche parte viene attribuita anche a John Maynard Keynes

Foto di pixel2013 da Pixnio
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