sabato, Luglio 27, 2024
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Il Pentagono non vuole fornire prove dei crimini russi alla Corte Internazionale. Teme che anche gli Usa finiscano sotto inchiesta

Secondo un rapporto rivelato dal New York Times, il Pentagono è contrario ad aiutare la Corte penale internazionale a indagare sulla Russia per la preoccupazione di creare un precedente che potrebbe porre le forze armate statunitensi sotto il controllo legale internazionale in futuro.

Altri organi governativi, comprese le agenzie di intelligence, il Dipartimento di Stato e il Dipartimento di Giustizia, sarebbero invece favorevoli a portare prove in giudizio. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden deve ancora risolvere l’impasse.

Secondo il NYT, le prove contengono dettagli rilevanti per l’indagine che il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha avviato un anno fa dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia. Le informazioni includono materiali sulla decisione dei funzionari russi di colpire deliberatamente le infrastrutture civili e rapire migliaia di bambini ucraini dai territori occupati.

La Corte penale internazionale ha indagato sulla Russia sin dall’inizio della sua invasione dell’Ucraina, e secondo quanto riferito gli Stati Uniti hanno prove che i funzionari russi hanno deliberatamente preso di mira le infrastrutture civili e pianificato di rapire migliaia di bambini ucraini .

Quelle prove potrebbero rivelarsi fondamentali per le indagini della corte. Ma gli Stati Uniti sono stati a lungo scettici sulla collaborazione con il tribunale, istituito nel 1998 per indagare su genocidi e crimini contro l’umanità, per paura che potesse prendere di mira gli statunitensi per i loro stessi crimini.

Le precedenti amministrazioni Usa hanno sostenuto che la Corte non dovrebbe avere l’autorità di indagare su cittadini di paesi che non vi hanno aderito, una posizione che tutelerebbe i trasgressori statunitensi del diritto internazionale e, in questo caso, tutelerebbe anche i cittadini russi dato che la Russia ha ha anche rifiutato di unirsi alla Corte.

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