di Alfredo Facchini
Quelli che abitano a Como e dintorni la chiamano: “sceriffa”.
Lei è Alessandra Locatelli, la nuova ministra della “Disabilità”, del governo messo in piedi dalla Meloni.
Nata a Como, 46 anni, single e senza figli, fedelissima di Matteo Salvini, in passato è stata vice-sindaca di Como, ministra durante il governo “Conte I” e assessora alla “Regione Lombardia”.
Si è guadagnata la nomea di “sceriffa” per la sua avversione, al limite della crudeltà, nei confronti, in particolare, dei più vulnerabili: clochard e migranti.
Il suo, a sfogliarlo, è un album degli orrori.
È quella che vieta l’elemosina durante le festività di Natale.
Quella che multa il sacerdote che porta la colazione ai poveri.
Quella che manda le idropulitrici alle 5 di mattina a sparare getti d’acqua sui senza fissa dimora che dormono sotto i portici di “San Francesco”.
O ancora è quella che dice no alla concessione di spazi pubblici per chi vuole pregare durante il Ramadan.
Rifiuta la richiesta delle associazioni di aprire un dormitorio per riparare i senza tetto dal freddo. Fa rimuovere le panchine dove si siedono i migranti. Nel giorno della “Festa della donna” fa sequestrare centinaia di mazzi di mimose e definisce quelli che li vendono per strada degli accattoni.
Sui social si scaglia con parole al veleno contro, Carola Rackete e le “Ong”.
La sua carriera politica inizia nel 1998, quando diventa consigliera di Como per la “Lega Nord”, fino al 2006.
Nel 2016 la “Lega” la propone come segretaria cittadina a Como, successivamente viene eletta nel consiglio comunale della città, di cui diventa assessora e vicesindaca.
La sua carriera prosegue con l’elezione alla “Camera dei deputati” nel 2018 e nel 2019, durante il “Governo Conte I” viene designata come “Ministra per la famiglia e le disabilità”.
Nel 2021 viene nominata come Assessora alla “Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità”, dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Fa scalpore un suo post su “Facebook”, dove chiede a tutti gli amministratori della “Lega lombarda” di rimuovere dagli uffici pubblici la foto di Sergio Mattarella, reo di non essere garante di imparzialità.
Dal “Medioevo” è tutto, passo e chiudo.
Alfredo Facchini
