sabato, Luglio 27, 2024
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Stretta sui migranti in Giappone, protestano le associazioni umanitarie

Oggi sono entrate in vigore le nuove regole giapponesi sull’immigrazione che limitano il numero di volte in cui i cittadini stranieri possono presentare domanda di asilo, consentendo al Paese di espellere persone che sono state respinte più volte.

Coloro che hanno presentato tre o più domande di asilo sono ora a rischio di espulsione ai sensi della revisione della legge sul controllo dell’immigrazione e sul riconoscimento dei rifugiati del paese se non riescono a presentare ragionevoli motivi a sostegno della loro richiesta di soggiorno.

In precedenza, il Giappone non poteva espellere un cittadino straniero la cui domanda per lo status di rifugiato era in fase di elaborazione, ma le modifiche sono state apportate poiché le autorità ritenevano che il sistema venisse abusato da coloro che facevano ripetute richieste nel tentativo di rimanere in Giappone.

Nell’ambito dei cambiamenti, ai richiedenti asilo è ora consentito risiedere al di fuori delle strutture per l’immigrazione sotto la supervisione di familiari o sostenitori che dovrebbero garantire che i richiedenti non fuggano nella comunità.

La nuova legislazione è stata respinta dagli oppositori che sostenevano che avrebbe potuto comportare il rimpatrio di persone a rischio di persecuzione nei loro paesi d’origine.

Nel 2023, il Giappone ha concesso lo status di rifugiato a un numero record di 303 persone, di cui cinque avevano fatto domanda più di una volta. Secondo l’Agenzia per i servizi di immigrazione, tre su cinque hanno avuto successo con la terza domanda. Il Giappone ha il record negativo nel G7 per il numero di asili concessi: nel 2022 solo 202 su 3700 domande

Un totale di 13.823 persone hanno chiesto asilo in Giappone nel 2023, il secondo numero più alto mai registrato. Il numero è aumentato rapidamente dal 2022 poiché il paese ha gradualmente revocato i controlli alle frontiere COVID-19.

In Giappone gli stranieri che sono sotto procedura di espulsione devono restare in centri di detenzione. La nuova normativa tuttavia consente a particolari condizioni di vivere fuori da questi centri.

Il provvedimento ha provocato la protesta delle organizzazioni per i diritti umani. Secondo l’Associazione giapponese per i rifugiati, i criteri per la concessione dello status sono troppo restrittivi. Ai curdi di passaporto turco, ad esempio, a cui quasi tutti i paesi riconoscono lo status di rifugiato, su duemila richiedenti asilo soltanto a uno è stato riconosciuto questo diritto.

Nel 2023 più di 30 migranti e richiedenti asilo intervistati per una nuova ricerca di Amnesty International, alcuni dei quali sono detenuti da diversi anni, hanno affermato che le dure condizioni e politiche di detenzione per gli immigrati hanno spinto alcuni detenuti a intraprendere scioperi della fame e persino a tentare il suicidio.

La parola “Choubatsu” è comparsa ripetutamente nelle interviste con detenuti ed ex detenuti. La parola, che in inglese equivale a “punizione”, viene utilizzata abitualmente dagli agenti dell’immigrazione per punire sul posto i detenuti per qualche atto che hanno commesso. Coloro che vengono puniti vengono spesso rinchiusi in condizioni che possono equivalere all’isolamento.

Parlamento giapponese Wiki Commons
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