mercoledì, Luglio 3, 2024
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In Francia nell’urne viene sconfitto il concetto stesso di Unione Europea

La memoria corta di giornali e politici impedisce di andare alle radici di quanto accaduto in Francia tra le elezioni europee di qualche settimana fa e la sfida interna consumata ieri.

Dobbiamo tirare fuori da un angolo il Trattato di Lisbona, uno dei trattati dell’Unione Europea, entrato in vigore il 1º dicembre 2009. Il trattato fu redatto per sostituire la Costituzione Europea bocciata dal “no” dei referendum francese e olandese del 2005.

Furono pochi gli stati che decisero di sottoporre a referendum popolare anche il Trattato di Lisbona, il percorso fu complesso all’interno dei singoli Stati, che in alcuni casi, proprio in Francia, ad esempio, dovettero praticare delle modifiche alla propria Costituzione per renderla compatibile con il Trattato di Lisbona.

Ciò che divide ancora oggi i cittadini dall’Europa dai palazzi politici Bruxelles nasce in quel momento. La paura di perdere i referendum sulla Costituzione dell’Unione, un momento fondante della vita collettiva UE, ha convinto le classi politiche dei principali Paesi europei, Germania e Francia, a non sottoporre più ai cittadini le regole della convivenza all’interno dell’Unione.

Se già prima i cittadini europei erano diffidenti verso la UE, la sua Commissione e il suo Parlamento, nel primo decennio del 2000 si è consumata una rottura, proprio a partire dalla Francia, mai più ricomposta tra governi nazionali e volontà popolari.
Nasce lì, in quel periodo storico, la retorica della destra europea che ancora oggi domina i populismi nazionalisti contro le regole dell’Unione Europea e i governi che ciecamente le sostengono, preferendo le ragioni della Banca Centrale Europea alle tasche dei cittadini, le direttive della Commissione alla concertazione popolare delle regole.

Un ruolo decisivo in questo processo di separazione delle regole europee dalla volontà popolare lo hanno avuto le sinistre di governo. In Francia e in Germania soprattutto, non a caso le due nazioni dove oggi l’estrema destra la fa da padrone, mai è stata così netta la distanza da Bruxelles.

Prima ancora che i pericoli di fascismo le sinistre avrebbero dovuto denunciare che non si può tenere unita un Europa che, piaccia o non piaccia, non convince i cittadini della nuova Confederazione Europea, tanto invocata ma di fatto sempre rimasta sulla carta come entità astratta. L’Europa ha continuato a essere una somma di nazioni e non una figura politica autonoma che pesa nella geopolitica come in blocco compatto.

Chi ha votato ieri in Francia per Marine Le Pen non è una fascista assetato di sangue comunista. Sì, sicuramente c’è anche un po’ di questa mondezza qui a Parigi nel voto di ieri, ma stiamo parlando di oltre un terzo dei numerosi cittadini che sono andati a votare e che meritano rispetto.

Anche perchè un altro terzo di cittadini francesi ha votato per il Nuovo Fronte Popolare, che, se vogliamo schematizzare, è come se in Italia si fossero presentati compatti in un’unica lista Santoro, Schlein, Fratoianni, Conte e Bonelli. Anche il Nuovo Fronte Popolare, seppur schierato a favore del sostegno all’Ucraina, raccoglie al suo interno forze che a Bruxelles definirebbero anti europeiste, ma che più esattamente sono contro “questa” Europa politica attuale.

Di Nouveau Front Populaire – https://assets.nationbuilder.com/nouveaufrontpopulaire/pages/1/attachments/original/1718276302/kitdemob-nouveaufrontpopulaire.zip?1718276302 (isolé, nettoyé, converti en RVB et en SVG), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=149356395

Possiamo dire quindi che a essere stata sconfitta in Francia, oltre all’analisi frettolosa e generica sul ritorno del fascismo, che pure è un elemento da considerare, ma molto più per i politologi che per chi vota, è stata un’Unione Europea sempre più distante dai cittadini europei. Che proprio nessuno riesce a sentire sua. Questa è la verità.

Non c’è alcun senso di comunità UE che abbia fatto breccia in questi anni nella popolazione. Chi produce si trova a che fare con leggi e leggine che vietano i vermi nel formaggio e fanno buttare via il latte rendendo l’agricoltura comunitaria sostanzialmente “statale”, pagando addirittura per non produrre anzichè per produrre.

Le uniche aperture prodotte negli anni dalla UE si stanno progressivamente riducendo, a partire da Shengen, utilizzando verso la migrazione lavorativa due metri, da una parte la necessità per le economie nazionali di fare ricorso a mano d’opera straniera per contrastare la crisi demografica, dall’altra leggi sempre più restrittive verso l’immigrazione.

Se alcuni cervelli sono riusciti a trovare in altri paesi UE diversi dal loro la gratificazione lavorativa ed economica che cercavano in patria, si tratta di poche migliaia di persone non decisive ai fini del voto. E di studenti, che sempre con più difficoltà, se non hanno patrimoni personali alle spalle, riescono a studiare lontano da casa.

La Francia che ha votato per Marine Le Pen è la Francia degli esclusi dall’Unione Europea politica. La destra che trionfa in Europa è l’Europa degli esclusi dalla tecnocrazia brutale e violenta della Bce. I governi nazionali, anche quelli di destra una volta al potere, si aggrappano disperatamente a Bruxelles per ripianare i bilanci, vedi la gestione del Pnrr in Italia, distaccandosi sempre più da cittadini che non vedono benefici dalla loro cittadinanza europea.

L’unico programma per contrastare queste destre è quindi la riproposizione di un’Unione Europea dei cittadini. Altrimenti l’Afd in Germania, il Rassemblement National in Francia, le Meloni e i Salvini in Italia, le forze di destra estrema che sono in questo momento maggioritarie nel vecchio continente, diventeranno un elemento irreversibile e non transitorio che mette a rischio la democrazia europea, ma in seconda battuta, non direttamente come espressione diretta di forse nazionaliste e fasciste.

L’elemento che hanno compreso bene i cittadini francesi è infatti la partecipazione, mai così alta come dagli anni ’80. Solo l’alta partecipazione ha permesso ieri in Francia di porre un argine al successo di Marine Le Pen. Anche se difficilmente il Nuovo Fronte Popolare potrà esprimere dopo il secondo turno una politica unitaria, comunque esiste un blocco tra sinistra e centro di Macron di gran lunga maggioritario rispetto al blocco Le Pen.

Il lavoro da fare è lungo, in Francia e in Europa, e durerà anni. Restituire ai cittadini una doppia nazionalità, locale ed europea, effettiva nei confronti dell’identità per uno sviluppo sociale ed economico futuro dell’Europa solidale. Se non si agisce su questo punto le destre continueranno a imperversare e vincere, in nome di un protagonismo dei bisogni dei cittadini che la sinistra non riesce più a intercettare.

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