“Duecento milioni di euro” è la cifra stimata dei danni da David Guyenne, presidente della Camera di commercio e dell’industria (CCI) della Nuova Caledonia, dopo le violenze che hanno causato cinque morti, inclusi due gendarmi, nell’arcipelago. “Le cifre sono enormi, l’impatto sarà devastante. L’economia caledoniana è strutturalmente compromessa,” ha affermato il presidente della CCI-NC in seguito a un incontro con il governo locale giovedì 16 maggio.
Il “Caillou”, letteralmente la roccia, come i francesi chiamano la Nuova Caledonia familiarmente, è stato teatro di numerosi disordini notturni. I separatisti hanno indetto una mobilitazione a seguito della presentazione all’Assemblea nazionale di una riforma costituzionale volta a modificare il corpo elettorale caledoniano.
Finora, il diritto di voto alle elezioni provinciali e ai referendum era regolato da norme specifiche per garantire la rappresentanza della popolazione indigena, i Kanak. I separatisti sostengono che questa revisione costituzionale “comprometterebbe ulteriormente il popolo Kanak”.
Secondo David Guyenne, tra l’80 e il 90% del sistema di distribuzione alimentare, inclusi negozi, magazzini e grossisti di Nouméa, la capitale dell’arcipelago, è stato “distrutto”. Mimsy Daly, presidente del Medef della Nuova Caledonia, ha dichiarato che “oltre un centinaio di aziende sono state completamente distrutte” e che “tra 1.500 e 2.000 posti di lavoro” andranno persi nel breve termine.
“E non sto nemmeno considerando gli effetti a catena che questa situazione produrrà. È una situazione senza precedenti per la Nuova Caledonia e, date le dimensioni della nostra economia, è un disastro,” ha aggiunto Daly.
Un vero e proprio tsunami per l’economia della Nuova Caledonia, già in recessione da sette anni. Il presidente locale del Medef attribuisce questo periodo di declino sia ai dibattiti istituzionali e agli ultimi tre referendum sull’indipendenza dell’arcipelago, sia alla “drastica inversione di tendenza del mercato del nichel,” come ha spiegato Mimsy Daly in un’intervista a Kaori Media il 4 aprile 2024.
Circa il 20% dei lavoratori locali dipende da questo settore, che è in difficoltà a causa del calo dei prezzi, dell’aumento dei costi energetici e della sovrapproduzione cinese. I prezzi del nichel sono scesi del 45% nel 2023, anche se la Nuova Caledonia rappresenta il 6,5% della produzione mondiale. I caledoniani più poveri sono i primi a subire le conseguenze di questa crisi economica.
L’arcipelago è caratterizzato da gravi disuguaglianze: il 10% più povero ha un tenore di vita 7,9 volte inferiore a quello del 10% più ricco, come riportato in uno studio pubblicato dall’INSEE, l’Istat francese, nel 2013. Nel 2020, un abitante su cinque viveva in condizioni di povertà monetaria, secondo l’Istituto di statistica e studi economici della Nuova Caledonia (Isee).
La povertà è in gran parte dovuta ai prezzi al consumo, che sono mediamente più alti del 31% rispetto alla Francia continentale, secondo uno studio pubblicato dall’INSEE nel settembre 2023.
Questo è il territorio d’oltremare con il maggiore divario nei livelli dei prezzi al consumo rispetto alla Francia, seguito dalla Polinesia francese. La differenza è particolarmente evidente per i prezzi dei prodotti alimentari, che in Nuova Caledonia sono più cari del 78%. Anche i costi delle abitazioni sono più alti del 30%, mentre i prezzi dei servizi alberghieri e di ristorazione superano quelli continentali del 77%.
A dimostrazione del divario tra la Nuova Caledonia e la Francia continentale, una famiglia che si trasferisse nell’arcipelago dovrebbe aumentare il proprio budget del 43% per mantenere il proprio standard di vita.
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