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Inchiesta sulla spesa sociale nel mondo 14: la Thailandia

Considerata la seconda economia del sud-est asiatico la Thailandia è stata protagonista di uno sviluppo serrato che, dal 1990 ad oggi, ha consentito al Paese di abbattere radicalmente il suo tasso di povertà, dal 58% di allora al 6,8% registrato tramite la Banca Mondiale nel 2020.

Tuttavia questa tendenza si è invertita sempre più dal 2015, aggravandosi ulteriormente a causa della pandemia, della crescita del costo della vita e del ristagno di salari e redditi, in ambito industriale e urbano tanto quanto nel settore agricolo.

Il Paese presenta un coefficiente Gini di disparità nella distribuzione del reddito del 43,3% e questo dato lo rende il paese più diseguale nell’intera area dell’Asia Orientale.

E’ nelle aree rurali, in particolare nel nord del Paese, che si concentra la maggior parte della povertà, fino al 79% del totale. Sono 2,3 milioni i poveri in più rispetto alle aree urbane, ed è nelle campagne che si registrano le condizioni di vita più difficili. Qui una famiglia guadagna in media solo il 68% del reddito mensile percepito da chi abita in città, secondo il rapporto “Rural Income Diagnostic” della Banca Mondiale.

Sono proprio gli individui che vivono in queste aree i soggetti più colpiti dalla pandemia e il 70% di loro ha riportato una significativa diminuzione del reddito dall’inizio dell’emergenza. Le categorie più colpite sono state, come sempre, quelle più vulnerabili, in questo caso anziani e bambini.

La Thailandia è stata attraversata da decenni di instabilità politica, tra proteste e colpi di Stato militari, l’ultimo dei quali avvenuto nel 2014 e guidato da Prayut Chan-o-cha, già capo del Reale Esercito Thailandese dal 2010.

Prayut è stato riconfermato il 30 settembre scorso Primo Ministro dalla Corte Costituzionale thailandese, che ha respinto le richieste dei partiti d’opposizione, stabilendo l’inizio del suo mandato dal 2017, anno in cui è entrata in vigore la nuova costituzione, nonostante sia da quasi un decennio al potere e il limite previsto è di 8 anni consecutivi. Non è nuovo però l’appoggio della Corte a partiti di stampo monarchico a scapito dei movimenti progressisti.

Nonostante le controversie che riguardano il mancato assetto democratico del Paese, si registra un’attenzione non indifferente per le problematiche relative all’inclusione e alla riduzione della povertà. Un aspetto fondamentale da osservare è ad esempio l’assistenza sanitaria universale, istituita nel 2002 e che riesce a coprire anche il 70% di chi non è coperto dall’assicurazione sociale, fino al 75% del totale degli abitanti.

Oltre agli ordinari programmi di assicurazione sociale, come il sussidio per la disoccupazione o i programmi pensionistici, che coprono i lavoratori iscritti nei registri tramite uno schema obbligatorio basato sui contributi versati, si trovano altri 44 programmi governativi di assistenza sociale, indirizzati principalmente ai lavoratori informali, che non possono richiedere sussidi ordinari. 21,2 milioni di persone in totale di cui solo 3 milioni sono coperte da un’assicurazione volontaria. Gli aiuti sono destinati anche a coloro che non possono permettersi di coprire le regolari spese assicurative pur lavorando regolarmente.

Questi sussidi sono indirizzati alle categorie più vulnerabili e hanno giocato un ruolo fondamentale nella riduzione della povertà thailandese, riuscendo a raggiungere un’ ampia fetta tra gli indigenti. Fino al 71,9% di tutti i thailandesi è coperto da qualche forma di assistenza sociale, l’81,5% delle famiglie, circa 30 milioni di persone, e la copertura per il quintile più povero arriva fino al 93,5%. E’ importante anche notare come in media vi sia la possibilità di ricevere più di un sussidio. Si stima infatti che il 40% più povero della popolazione benefici di due o più programmi di aiuto.

Tra i programmi più importanti vi è senza dubbio la State Welfare Card (Swc), una carta su cui viene erogato un importo mensile utile per fronteggiare le spese per il cibo, i trasporti, l’affitto e le bollette. Il suo importo massimo è di 2,145 bath thailandesi, l’equivalente di 57 euro, cifra tra le più alte se rapportata ad altri programmi, sia interni che del resto dell’Asia orientale. Questo sussidio non risulta comunque in linea con i bisogni effettivi dei beneficiari,che sono il 26,9% della popolazione povera in età lavorativa, circa 13 milioni, garantendone la sopravvivenza ma non la possibilità dell’uscita dalla povertà.

Il Child Support Grant è invece un aiuto dedicato ai minori in povertà, percepito sotto forma di versamento di denaro senza vincoli, per i bambini fino ai 6 anni e che raggiunge il 38,3% dei bambini. Dopo i 6 anni, fino ai 18, è previsto invece un sussidio inteso come parte integrante del “Free Education Program”, che assicura un pasto al giorno gratuito presso le mense scolastiche e liquidità sufficiente a permettere alle famiglie l’acquisto di uniformi scolastiche e materiale didattico.

Altri due importanti programmi sono invece l’ “Old Age Allowance”, una pensione sociale minima per chi non sia riuscito a versare i contributi richiesti nel corso degli anni e che copre circa 9 milioni di persone in età pensionabile su un totale di 11 milioni, l’81,6% della popolazione, e il “People with Disabilities Allowance” un’ulteriore forma di pensione sociale destinata però alle persone portatrici di disabilità, riuscendo a coprire il 90,8% del totale degli individui inseriti in questa categoria, oltre 2 milioni in tutto il Paese.

Vi è da dire che, nonostante la vasta portata degli aiuti e la loro struttura variegata, ottimale perlomeno nella teoria, la spesa sociale ordinaria della Thailandia rimane bassa, seppure in crescita, attestandosi allo 0,77% del Pil nel 2019 e al di sotto della media dell’Asia Orientale di 1,1%, e il sistema non è realmente in grado di valutare l’effettività degli aiuti.

Come evidenziato dal un altro rapporto della Banca Mondiale del 2021, “Towards Social Protection 4.0: An Assessment of Thailand’s Social Protection and Labor Market Systems”, incentrato proprio sull’analisi della protezione sociale del Paese, sono proprio le dimensioni e la frammentarietà dei sussidi, sebbene cumulabili nella maggior parte dei casi, a costituire un limite nella lotta alla povertà, nonostante la loro ampia portata di ricezione.

Nonostante i vari limiti è comunque meritevole di attenzione la forte idea che si trova alla base dei programmi di assistenza, per cui proprio i più deboli devono essere maggiormente tutelati. Ne è una riprova il forte controllo garantito nell’accesso ai sussidi, che porta a privilegiare radicalmente la fascia più povera, a differenza di molti paesi esaminati fino ad ora.

Un’idea che si è riproposta con maggiore forza in seguito all’emergenza sanitaria del 2020 e che ha permesso a moltissimi cittadini tra i più vulnerabili, o a rischio di esclusione sociale, di ricevere aiuti emergenziali consistenti.

E’ proprio con la pandemia che Bangkok ha rimarcato saldamente la sua storica posizione rispetto all’assistenza dei più deboli, nel momento in cui l’economia del Paese ha rallentato bruscamente la sua crescita.

Non solo il Governo ha aumentato l’importo, tenendo conto della recente riduzione del potere di acquisto dei cittadini, e la portata di molti sussidi già esistenti, sia tra quelli assicurativi ordinari che tra i programmi di assistenza sociale, ma ne ha anche istituiti di nuovi.

Tra questi aiuti emergenziali si trova ad esempio un programma appositamente dedicato a chi non è coperto dall’assicurazione ed erogato sotto forma di liquidità mensile, il “No One Left Behind”, consistente in un versamento mensile per tre mesi di 5,000 bath, ottenuto da 15 milioni di persone.

Sono stati inseriti anche programmi dedicati specificatamente ai contadini e agli abitanti delle aree rurali, quelle più povere e più colpite dalla crisi, dimostrando, sebbene ancora distante dal raggiungimento degli obiettivi concreti, l’intenzione dello Stato di individuare i bisogni della popolazione e diversificare gli aiuti rendendoli più efficaci in base alle necessità reali dei beneficiari, che possono cambiare a seconda delle condizioni e dello stile di vita.

by Riccardo Romano
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