domenica, Giugno 16, 2024
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Petrolio in Basilicata, tra speculazioni e minacce all’ambiente

Un articolo di Linda Maggiori per Altreconomia, spiega come la Basilicata, definita “il Texas d’Europa” per i suoi vasti giacimenti di petrolio su terraferma, sia vittima di un grave degrado ambientale causato dalle estrazioni petrolifere. Giorgio Santoriello, attivista di Cova Contro, denuncia che l’oro nero ha schiavizzato la regione, contaminando ogni matrice ambientale.

Recentemente, ricorda l’articolo, la Giunta della Basilicata ha rinnovato per altri cinque anni la concessione per l’estrazione di idrocarburi del progetto Tempa Rossa, gestito da Total Energies Ep Italia Spa, Shell e Mitsui.

Questa decisione, nonostante l’UE preveda l’abbandono dei combustibili fossili entro il 2050, potrebbe estendere l’estrazione fino al 2068. Camilla Nigro, attivista di Libera e dell’Osservatorio popolare Val d’Agri, prevede un disastro ambientale per una regione già compromessa.

Il giacimento Tempa Rossa, scoperto nel 1989, si trova nella Valle del Sauro e ha riserve stimate in 480 milioni di barili. Da quando è operativo, nel 2020, ha subito blocchi per inadempimenti alle normative ambientali. Nonostante ciò, le estrazioni continuano, con produzione giornaliera di petrolio, gas, GPL e zolfo.

Tempa Rossa

Nel 2021, anche la concessione in Val d’Agri è stata rinnovata, suscitando amarezza tra gli attivisti che si sentono venduti ai giganti del fossile. Qui, Eni e Shell gestiscono il Centro Oli Val d’Agri (COVA), che estrae 80mila barili di petrolio e metano al giorno. La qualità delle acque del lago Pertusillo, fondamentale per gli acquedotti pugliesi, è peggiorata.

Infine, il processo Petrolgate, riguardante le 400 tonnellate di greggio disperse nel 2017, e il presunto suicidio di Gianluca Griffa, ingegnere di Eni, continuano a gettare ombre sul settore petrolifero lucano.

Anche il ricorso al TAR contro il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per Tecnoparco, discarica di reflui petroliferi, sottolinea le gravi preoccupazioni ambientali della regione.

Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nel 2023 in Basilicata sono stati estratti 3,5 milioni di tonnellate di greggio, rappresentando oltre l’80% della produzione nazionale.

Nel 2022, il ministero ha stimato che le riserve di greggio in Italia ammontano a 78,870 milioni di tonnellate, con la Basilicata che possiede la maggior parte di queste riserve e contribuisce a circa il 6% dell’approvvigionamento nazionale di petrolio.

Nel documento approvato dalla Regione sono state indicate le stime dei costi per mantenere operativi gli impianti di Tempa Rossa fino al 2068: tra 100 e 120 milioni di euro all’anno fino al 2048 e tra 65 e 75 milioni di euro all’anno dal 2049 al 2068.

Per quanto riguarda le royalty, ossia i proventi che l’azienda deve versare alla Regione in base alla quantità di petrolio estratto, si prevede che saranno tra 20 e 60 milioni di euro annui, con un potenziale massimo di 1,4 miliardi di euro fino al 2068.

Da Le Cronache Lucane https://www.lecronachelucane.it/wp-content/uploads/2021/02/pm-trassi-eni-.png
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